Animare alla vera carità

scritto da Pierluigi Dovis il 10 March 2010 in 1 - Soglie di Povertà and Opinioni e commenti con commenta

Spesso l’apparenza inganna e crea delle opinioni non sempre coerenti con la verità. Come l’idea ormai di dominio pubblico che la Caritas sia una associazione umanitaria, composta da volontari pronti ad offrire i più disparati servizi agli sventurati di questo mondo. È anche vero, ma non è una immagine completa. Caritas Torino è da sempre convinta del fatto che, nel suo agire, ci sia una priorità che non può essere affatto disillusa.
La mission propria, insostituibile e caratteristica di Caritas sta dentro al concetto pastorale di animazione. Un ruolo di natura educativa che si gioca su diversi destinatari: le comunità cristiane, le singole persone e i gruppi, le formazioni della società civile e le Istituzioni.
L’obiettivo – questo sì – ha davvero a che fare con i più poveri e con l’esclusione: suscitare attenzione e responsabilizzazione rispetto a loro. Perché i poveri sono l’a-partire-da del modo cristiano di intendere la testimonianza di carità.
Insomma, Caritas è un semplice strumento che ha come sua propria preoccupazione il far sì che il cristiano viva una fede che si fa opera mediante la carità, ovvero rendere credibile la fede in un Dio che per definizione si chiama Agàpe, carità.
Un lavoro che travalica le frontiere dell’esperienza religiosa irrorando anche quella umana della costruzione delle società. Nulla vi è di più umano che l’amore, quello che sa prendersi cura anche di coloro che non avrebbero motivo per farsi benvolere.
Animare richiede di abilitare tutti questi soggetti alla capacità di un ascolto assiduo e aperto delle persone e del territorio, ad accorgersi dell’altro non come un problema ma come persona. Accorgersi a tutto tondo: dal vicino di casa, a chi condivide l’abitare il medesimo territorio, fino a colui che vive lontanissimo, disperso nei meandri della geografia mondiale.
L’ascolto non può che generare osservazione, ovvero approfondimento dei contesti, delle strutture, del contenuto delle reazioni quotidiane in orizzontale e in verticale. La carità sa andare in profondità perché è nell’interiorità delle cose che si annida la speranza del futuro come pure il tarlo delle strutture di peccato. Ma a poco servirebbero tante attenzioni se non sfociassero nella dinamica del discernimento, della riflessione, della richiesta di senso e della disponibilità a lasciarsi mettere in crisi. Ben lo sappiamo: amare non è teoria, ma buona pratica indirizzata da una ancora migliore teoria. Su questi presupposti da trenta anni sta lavorando e costruendosi Caritas Torino.
Per noi animare è dare respiro e ampliare la lunghezza a progetti, servizi, occasioni di coordinamento, inserendoli in una cornice di senso che aiuti a stare accanto ai poveri, non “sopra” a loro. Gli investimenti formativi sono ormai diventati significativi, specie nella linea dell’accompagnamento alle parrocchie e ai gruppi su dimensione territoriale. Incontri periodici, raccolta di necessità e buone prassi, rielaborazione e restituzione dei vissuti di servizio dei circa 600 servizi socio assistenziali in qualche maniera afferenti alla Chiesa Cattolica torinese, avvio di piccoli percorsi formativi e di accompagnamento per parrocchie o gruppi e avvio di progetti specifici, a volte di largo respiro e percorsi qualificati di formazione.

Storia
Caritas Torino nasce, su iniziativa del Cardinale Anastasio Ballestrero, il 5 febbraio 1980. Viene costituita non come organizzazione indipendente, ma come ufficio tra gli uffici della Curia Metropolitana. Dipende, dunque, dal Vescovo. Nei suoi confronti il paritetico organismo a livello nazionale – Caritas Italiana – detiene solo un compito di coordinamento e di raccordo. Non ha personalità giuridica propria, perché è parte integrante dell’Arcidiocesi subalpina. Per questo il suo presidente è l’Arcivescovo, che si serve di un direttore per portare avanti il servizio specifico che le è affidato dallo Statuto, ricalcante quello di Caritas Italiana. L’incarico fu assunto per primo da don Piero Giacobbo che, nella seconda metà degli anni Ottanta, passò il testimone all’allora trentacinquenne don Sergio Baravalle. Nell’ottobre del 2000, prima volta in Diocesi, Caritas venne affidata ad un laico, Pierluigi Dovis, attuale direttore. La sede attuale è nel nuovo palazzo della Curia, presso la Chiesa del Santo Volto

Organizzazione interna
Caritas Torino si snoda intorno al lavoro di una cinquantina di collaboratori, coagulati da una equipe di sette persone. Per portare a termine il proprio mandato statutario si è articolata in alcune aree di lavoro: la segreteria generale ed economica, l’area di promozione umana e coordinamento dei servizi, la sezione promozione del volontariato giovanile, l’area di educazione alla mondialità, i servizi segno (tra cui il Centro di Ascolto) e l’area di promozione Caritas. Quest’ultima – un po’ il cuore della Caritas – si articola in alcune sezioni specifiche: la segreteria dei Centri di ascolto, l’Osservatorio delle povertà e delle risorse, la promozione delle Caritas Parrocchiali, i progetti speciali (aree metropolitane, ad esempio). Recentemente, in collaborazione con l’Ufficio Pastorale Salute, è nato il Tavolo Diocesano Salute Mentale.
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Da 21 anni a questa parte Caritas Torino offre a tutti i volontari delle più diverse tradizioni locali un’occasione di riflessione specifica: la Giornata Caritas.

Animare significa anche saper “far fare”. Non per nulla Caritas Torino non gestisce in proprio nessun servizio. Le due case di accoglienza per donne in difficoltà, le accoglienze e accompagnamenti per carcerati e il luogo di ascolto dei poveri – chiamato “Le Due Tuniche” – sono tutte azioni prevalentemente educative, ispirate da Caritas e cogestite con Associazioni o enti terzi. Sono dei segni che hanno lo scopo di attirare l’attenzione sul compito della solidarietà e della fraternità. Nel tempo dal discernimento di Caritas è nata una associazione a servizio dei malati di AIDS, una fondazione che accompagna le persone cadute in usura, un progetto di mediazione abitativa per persone svantaggiate, alcune iniziative progettuali per le fasce più escluse. Azioni che, per entrare bene in sinergia con i tanti servizi del volontariato cattolico torinese, necessitano di coordinamento, anche questo svolto da Caritas. La frequentazione dei poveri ci ha indotto, negli ultimi anni, a cercare di capire meglio il volto delle povertà a partire dal territorio. Abitando i luoghi degli uomini di oggi stiamo cercando di creare attenzione in alcuni quartieri della città metropolitana per rendere le parrocchie capaci di intercettare soprattutto i cosiddetti nuovi poveri, le famiglie vulnerabili o già vulnerate. La nostra insistenza è anche sulle risorse. Anzitutto quelle del volontariato, che cerchiamo di promuovere soprattutto a partire dai giovani. Prima lo facevamo con gli obiettori di coscienza e con le ragazze dell’Anno di Volontariato Sociale, poi con i giovani del Servizio Civile Nazionale, e in futuro con forme nuove che stiamo studiando. Risorse anche di natura economica soprattutto per venire incontro, attraverso la rete internazionale di Caritas, alle emergenze che si vanno producendo in tutto il mondo. Siamo chiamati a indire e gestire

raccolte di fondi in occasioni specifiche, che spesso portano a rapporti di gemellaggio temporaneo con i più svariati Paesi del mondo. Ma la risorsa più preziosa è il confronto con tutti i soggetti, privati o pubblici, che lavorano a favore dei poveri. Un dialogo che Caritas coltiva in vari modi, con incontri e approfondimenti, tavoli di scambio e visite fraterne a chi realizza promozione umana. Ma tutto allo scopo di animare alla vera carità.

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