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Advocacy: una guida pratica per le ONG europee

Posted By Redazione On 30/09/2015 @ 06:15 In 18 - Ricostruire il Welfare,Buone pratiche | No Comments

disegno advocacy [1]

Come impostare un’azione di advocacy, quale strategia seguire per renderla efficace nel raggiungimento degli obiettivi? Per rispondere a queste esigenze, comuni alle organizzazioni della società civile, il Network di ONG europee per lo sviluppo Concord, nell’ambito del progetto DEEEP (Developing Europeans Engagement for the Eradication of Global Poverty), ha realizzato una guida dettagliata. Questo Advocacy toolkit, spiegano gli autori, è stato concepito come uno strumento pratico per l’impostazione del lavoro all’interno delle reti e delle organizzazioni locali, regionali, nazionali o internazionali, fornendo argomenti e informazioni utili a sostenere le cause e rafforzare le strategie verso gli interlocutori istituzionali ma anche all’interno della società civile.

Advocacy: cosa è e cosa non è

L’advocacy, spiega il toolkit, è un processo che mira a portare il cambiamento nelle politiche, nelle pratiche e negli atteggiamenti di individui, persone influenti, istituzioni e gruppi.

Attraverso l’advocacy, che avviene a tutti i livelli (locale, nazionale, regionale e internazionale), si introduce una questione nell’agenda politica, fornendo una soluzione e il supporto per applicarla al fine di cambiare la situazione. Si tratta di raggiungere risultati specifici, un cambiamento misurabile in politiche e pratiche.

L’advocacy può essere un concetto difficile perché non esistono istruzioni sul dove e come cominciare, né su ciò che ne costituisce l’efficacia. Inoltre, il lessico internazionale per i concetti e le azioni di advocacy complica le cose utilizzando più parole per le stesse azioni e sfocando la comprensione di ciò che un’organizzazione deve davvero fare.

La parola “advocacy” è spesso usata in modo intercambiabile con termini correlati, come ad esempio “lobbying”. Tuttavia, osserva il toolkit, identificare lobbying con advocacy è sbagliato, perché la lobbying costituisce solo una tipologia dei metodi di advocacy: non tutta l’advocacy è lobbying, mentre tutta la lobbying è advocacy.

Allo stesso tempo, un campagna di informazione, sensibilizzazione e comunicazione può essere efficace per influenzare i comportamenti a livello personale, ma non farà di per sé ottenere un cambiamento nella politica e nella pratica.

Inoltre, è sbagliato sostenere che advocacy significa “fare politica” e che la lobbying non è un’azione delle organizzazioni non profit: per queste organizzazioni, invece, la lobbying non è solo un diritto ma è un dovere. Così come esse possono e devono esprimersi e rivolgersi alla comunità su questioni di pubblico interesse.

 

Metodi e approcci di advocacy

La guida pratica sostiene che, ridotta al suo livello più fondamentale, un’efficace advocacy senza scopo di lucro è centrata sulla comunicazione e sulle relazioni. Tutti gli approcci di advocacy scelgono praticamente tre metodi chiave o percorsi per far passare il messaggio ai loro obiettivi: la lobbying, la mobilitazione pubblica e i mass media.

Queste, secondo il toolkit, le priorità in una strategia di advocacy:

  • Coinvolgere i leader: per leader si intendono persone che sono estremamente influenti nel facilitare cambiamenti nelle questioni nazionali o internazionali
    I leader possono essere raggiunti:
    in modo formale (incontri, seminari, conferenze, ecc.);
    in modo informale (incontri pubblici, feste, eventi sportivi, a casa, ecc.);
    direttamente (incontri, lettera, media);
    indirettamente (attraverso loro colleghi, amici, la famiglia, ecc.)

 

  • Creare partenariati: formati da gruppi di individui che si uniscono con l’obiettivo di realizzare uno scopo comune. Vantaggi: estensione della rete di supporto e assistenza; aumento delle risorse e dell’influenza. Svantaggi: può richiedere modifiche alla propria posizione; maggior influenza delle organizzazioni più grandi; ulteriori sforzi di coordinamento; distrazione da altri lavori.

 

  • Mobilitare i gruppi della comunità: la mobilitazione dei gruppi comunitari si propone di coinvolgere i leader della comunità e incoraggiare le principali parti interessate ad agire, fornendo risposte per i bisogni della comunità, raccolta di dati, diffusione di informazioni e sostegno pubblico su una data questione.

 

  • Sviluppo delle capacità: massimizzare l’impatto dell’azione di advocacy  attraverso l’ampliamento della rete di sostenitori, sviluppare la leadership e mantenere un alto livello di conoscenze e competenze.

 

  • Lavoro con i mass media: approccio importante per generare il sostegno pubblico, perché migliora la visibilità, informa i decisori e il pubblico sulle posizioni di chi attua l’advocacy e stimola la discussione sulla questione promossa.

 

Come pianificare l’azione di advocacy

La strategia di sviluppo è centrale per un’efficace azione di advocacy, che deve seguire un processo logico e sistematico basato su fasi e attività distinte, sottolineano gli autori del toolkit. Si tratta di un percorso non lineare e non esiste un “formato a misura di tutti”, una strategia applicabile per ogni caso, attori e situazioni. L’approccio effettivo dipende moltissimo dal contesto o dalla situazione specifica.

In ogni caso si possono dare indicazioni di massima su quali sono le fasi standard di un processo di advocacy:

  • definizione del problema, le sue cause, le possibili soluzioni;
  • analisi del contesto;
  • analisi e mappatura degli stakeholder (soggetti interessati);
  • sviluppo del programma, obiettivi a breve e lungo termine, indicatori di successo;
  • analisi dei rischi;
  • costruzione di alleanze;
  • preparazione dell’argomentazione e sviluppo dei messaggi chiave;
  • comunicazione dei messaggi (lobbying, campagna pubblica, lavoro con i media);
  • consolidamento del piano (bilancio e risorse, attività di monitoraggio e valutazione).

 

Advocacy Tooolkit  [2]


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