Azzardo: giochi pericolosi

scritto da Redazione il 3 May 2015 in 16 - Azzardo: giochi pericolosi and Approfondimenti con commenta

00 n 16 Featured 300x300«Grave rischio, pericolo» è la prima definizione della parola “azzardo”. Se poi si considerano le gravi conseguenze che il gioco d’azzardo ha sulle persone, allora pare davvero improprio associare l’azzardo al concetto di gioco.

L’aumento esponenziale dell’offerta in seguito alla liberalizzazione del mercato, una crisi economica che ha acuito ansie e frustrazioni, la diffusione del web che facilita le giocate e con l’accessibilità a distanza riduce il potenziale deterrente del contatto con l’esterno, sono tutti fattori che hanno portato il gioco d’azzardo a diventare negli ultimi anni un vero problema nazionale per le implicazioni economiche, sociali e in alcuni casi sanitarie che comporta.

Al fine di alimentare le entrate erariali si è lasciato ampio margine d’azione all’industria dell’azzardo, che differenziando sempre più l’offerta e sfruttando al massimo la scarsa limitazione alla pubblicità, sempre più invasiva e ingannevole, ha tratto benefici ben più ampi rispetto a quelli dello Stato: tra il 2004 e il 2012, ad esempio, la raccolta totale derivante dal gioco è aumentata del 251%, mentre la quota erariale ha avuto solo un incremento dell’11%. Il messaggio lanciato, subdolo e falso, secondo cui poiché giocare è facile lo è anche vincere, insieme all’ideazione di nuovi “giochi” con premi meno esagerati così da sembrare più abbordabili e moralmente più accettabili, hanno fatto presa ampliando enormemente la platea dei giocatori anche a giovani, pensionati, casalinghe, disoccupati. La diffusione capillare del web e della telefonia mobile hanno permesso ai gestori dell’azzardo la trasformazione degli smartphone in sale slot e dei social network in casinò online. Varie inchieste giudiziarie e indagini economiche hanno poi evidenziato come il business del gioco d’azzardo rappresenti un forte interesse di infiltrazione delle organizzazioni criminali e mafiose, come esista una forte connessione tra azzardo e usura e come l’espansione del gioco d’azzardo legale non riduca ma invece alimenti quello illegale.

«La popolazione consuma oggi in misura imponente, tra gli altri, un “prodotto” del tutto particolare: il gioco d’azzardo. In media, oltre un euro su dieci che le famiglie spendono normalmente è drenato verso qualcuno dei modi di scommettere, puntare, ricercare denaro come “ricompensa” da riscuotere dal caso o dalla fortuna» osserva Maurizio Fiasco, membro della Consulta nazionale anti-usura. Così, negli anni della crisi l’azzardo è diventato una delle cause principali dell’indebitamento di famiglie e imprese.

Alcuni dati dell’azzardo

Nel 2014 il mercato del gioco d’azzardo legale in Italia ha incassato 16,5 miliardi di euro, l’1,8% in meno rispetto al 2013, con una raccolta “lorda” di 82,7 miliardi, rispetto agli 84,7 del 2013. Poco più di 8 miliardi le entrate erariali. Il volume del gioco d’azzardo, che rappresenta la terza industria italiana, corrisponde attualmente a circa il 5,5% del Pil nazionale. Oltre la metà della raccolta (56,3%) è giunta dalle Slot machine con 46 miliardi, seguite dai giochi online con 12,4 miliardi (15% del totale), dai Gratta&Vinci con poco meno di 9,2 miliardi, dal Lotto con 6,5 miliardi e dalle scommesse con 5,3 miliardi. Si contano circa 400.000 slot-machine, 6.181 locali e agenzie autorizzate. L’Italia è al secondo posto nel mondo per spesa pro-capite in gioco d’azzardo, con 400 dollari persi a testa all’anno, dietro solo all’Australia, secondo uno studio di Matteo Iori, presidente dell’Associazione Onlus Centro sociale Papa Giovanni XXIII e di Conagga, coordinamento nazionale gruppo giocatori d’azzardo. Un altro studioso della materia, il giornalista Daniele Poto collaboratore dell’associazione Libera, osserva che in Italia ci sono 416.000 macchinette, una ogni 150 abitanti (più che negli Usa), 50.000 videolotterie, cioè un terzo di quelle presenti in tutto il mondo, e l’Italia è il primo Paese al mondo per l’acquisto di gratta e vinci, superando Francia e Cina. Nel 2014, mentre lo Stato ha ricavato dal suo monopolio circa 8 miliardi si stimano 23 miliardi entrati nelle casse delle mafie.

Se oltre la metà degli italiani dice di aver giocato d’azzardo almeno una volta nella vita, si stimano circa 15 milioni di giocatori abituali ed esistono varie stime su quanti siano problematici o patologici: secondo il ministero della Salute la stima dei giocatori d’azzardo “problematici” (che giocano frequentemente investendo anche discrete somme di denaro, ma che non hanno ancora sviluppato una vera e propria dipendenza e sono a forte rischio) varia dall’1,3% al 3,8% della popolazione generale, quindi un numero compreso tra 770.000 e i 2,3 milioni, mentre la stima dei giocatori d’azzardo “patologici” (Gap) varia dallo 0,5% al 2,2%, cioè un numero compreso tra i 300.000 e 1,3 milioni. Le persone in situazione di Gap in cura presso i servizi pubblici per le dipendenze sono circa 5000 a livello nazionale, cioè circa l’1% di quelle potenzialmente malate.

C’è poi un problema nel problema che riguarda i minori: si stima che uno su 4 sia dedito all’azzardo; il 33% di essi scommette con i Gratta&Vinci, l’11% frequenta le sale Bingo, il 7,8% gioca ai Video Poker e il 6,9% alle Slot machine.

ResponsabilitĂ  dello Stato

Come denunciano le molte organizzazioni della società civile che sono impegnate nel contrasto del gioco d’azzardo, lo Stato cerca di fare cassa promuovendo il gioco ma con una visione miope che non valuta adeguatamente l’impatto sociale che questo comporta. Così, mentre i profitti vanno alle aziende del settore i costi ricadono sulla collettività. Grave è il conflitto di interessi di uno Stato che da un lato affida al ministero del Tesoro e delle Finanze il ruolo di tutelare i cittadini dai problemi sociali e sanitari correlati alle dipendenze patologiche indotte dalla progressiva espansione del settore, dall’altro attribuisce proprio a questo dicastero le cospicue entrate economiche provenienti dal mercato dell’azzardo.

La società civile chiede a gran voce una gestione delle attività legate all’azzardo basata sulla tutela della salute pubblica, con l’introduzione di una moratoria per nuovi giochi e ripristinando l’obiettivo di contenere i consumi e ridurre i danni correlati. La risposta della politica è però molto deludente a giudicare dal testo di riforma del settore in via di definizione che va in tutt’altra direzione.

 

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