Europa: serve una “priorità sociale”

scritto da Redazione il 29 November 2016 in 24 - Non fermare la riforma and Approfondimenti con commenta

amsterdam-social-centre-1555754La maggior parte dei Paesi dell’Unione europea sta faticosamente uscendo dalla crisi, ma la povertà e l’emarginazione sociale restano un problema rilevante. Circa 119 milioni di persone sono a rischio di povertà o esclusione sociale, cioè il 23,7% della popolazione dell’UE, e i più colpiti sono i bambini e i giovani, con la povertà che incide sulle vite di 25 milioni di minori in Europa.

Secondo l’European anti poverty network Eapn, la più grande piattaforma anti-povertà in Europa che rappresenta oltre 6.000 organizzazioni in 31 Paesi, al momento però «non si vedono proposte su come l’Unione europea garantirà che le politiche economiche e sociali lavorino insieme per ridurre urgentemente le disuguaglianze sociali e abbiano un impatto significativo sui livelli inaccettabili di povertà e di esclusione sociale che colpiscono quasi un quarto della popolazione dell’UE». Il network europeo osserva che la riduzione della povertà e altri obiettivi sociali vanno troppo spesso a scapito delle priorità macroeconomiche e fiscali, manca cioè un programma economico e sociale equilibrato che impedisca alle politiche economiche di minare gli obiettivi sociali. Per questo occorre una «efficace e trasparente valutazione dell’impatto sociale ex-ante ed ex-post», per prevenire le politiche che generano un aumento della povertà e della disuguaglianza e sostenere quelle che riguardano gli obiettivi sociali della strategia Europa 2020. Serve dunque una «dimensione sociale chiara», sostiene la rete anti-povertà, che riequilibri le priorità dell’UE con l’inclusione di una esplicita «priorità sociale», riconoscendo che «le politiche sociali e la protezione sociale in particolare sono un investimento e non un costo».

Una posizione in sintonia con quella espressa da Caritas Europa nel Rapporto pubblicato in novembre con il titolo Social justice and equality in Europe is possible!. Le persone, in particolare quelle in difficoltà, così come sono al centro delle preoccupazioni di Caritas dovrebbero esserlo anche per i responsabili politici e amministrativi, sostiene il segretario generale di Caritas Europa, Jorge Nuño Mayer, secondo cui «le strutture della società devono servire le persone, non il contrario». Per questo, strutture e sistemi sociali che creano o sostengono ingiustizia sociale, povertà ed esclusione «devono essere ripensati e migliorati o sostituiti con strutture e sistemi più giusti». Sistemi in cui le persone in povertà non siano escluse e abbandonate, ma dove invece la protezione sociale fornisca un supporto per mettere le persone nelle condizioni di «aiutare se stesse».

 

Concentrarsi sulle soluzioni: il modello Caritas

Sulla base delle esperienze maturate a livello locale, nazionale, europeo e internazionale Caritas Europa propone con questa pubblicazione di «concentrarsi sulle soluzioni piuttosto che sui problemi». Innanzitutto, sostiene Caritas, tali processi di cambiamento possono essere raggiunti con successo quando le persone colpite dai problemi sono attivamente coinvolte nelle decisioni che le riguardano. Caritas Europa avanza quindi una proposta per garantire un adeguato livello di solidarietà nelle società europee, come risultato di un lungo processo di osservazione, riflessione e analisi di realtà sociali e di sperimentazione di pratiche innovative messe in atto nella rete Caritas.

Il modello proposto si basa su tre pilastri: «La famiglia come cellula vitale della società e della sicurezza primaria; mercati del lavoro inclusivi, riconoscendo il valore del lavoro e il contributo delle persone alla società; sistemi di protezione sociale basati sulla solidarietà, come meccanismo essenziale per assicurare il benessere della società nel suo insieme». Alla luce delle crescenti disuguaglianze e povertà è evidente, sostiene Caritas Europa, la necessità di «sistemi sociali più resilienti» per prevenire e diminuire la persistenza della povertà intergenerazionale, modelli sociali in grado di far fronte alle sfide economiche, sociali e demografiche.

La crisi finanziaria ed economica iniziata nel 2008 si è rivelata uno “stress test” per il modello sociale europeo, osserva Caritas Europa, e ha dimostrato che i modelli nazionali sono generalmente in grado di affrontare le conseguenze di tale crisi se adeguatamente supportati. I meccanismi di solidarietà sono però stati sottoposti a maggior pressione a causa delle misure di austerità adottate dai governi. Il fatto che anche prima della crisi circa 120 milioni di persone vivessero a rischio di povertà in Europa, sottolinea però Caritas Europa, «è una chiara indicazione che, anche in assenza di una crisi, i sistemi di protezione sociale attuali non stanno mantenendo la promessa di aiutare tutte le persone a uscire dalla povertà».

 

Serve lungimiranza per  costruire coesione sociale

Caritas Europa indica allora una Roadmap con specifiche raccomandazioni, che dovrebbero fornire ai responsabili delle politiche comunitarie e nazionali «una guida per rivedere e migliorare le capacità dei diversi modelli sociali, al fine di eliminare efficacemente la povertà estrema e l’esclusione sociale».

Il modello sociale Caritas fornisce dunque un quadro per un approccio integrato, mirato al benessere delle persone e delle società in cui vivono: «Politiche per la famiglia, politiche del mercato del lavoro e politiche di protezione sociale sono interdipendenti e possono rafforzarsi a vicenda con risultati positivi. Ciò richiede però una visione della società che va oltre le preoccupazioni politiche e di bilancio a breve termine». Risparmiare denaro in un settore può infatti contribuire immediatamente a un bilancio più equilibrato, ma potrebbe creare un onere supplementare sul bilancio dello Stato in 10-15 anni, per questo Caritas Europa come l’Eapn ritiene che la spesa sociale debba essere affrontata e riconosciuta come un «investimento sociale». Secondo Caritas Europa «un Paese, una società, non può permettersi di sostenere le disuguaglianze. Il costo sociale ed economico è troppo pesante e colpisce le generazioni future. La riduzione della povertà e della disuguaglianza richiede una visione a lungo termine. I responsabili politici che hanno capacità di sviluppare tale visione e di agire in tal senso sono veri leader, difendono e promuovono il bene comune, nonché gli orientamenti che creano la coesione e la resilienza della società». Caritas Europa si augura che la Roadmap proposta possa offrire ispirazione e guida «nei loro sforzi per diventare costruttori di solidarietà e di coesione sociale».

 

Box: Il modello sociale di Caritas Europa: le raccomandazioni

Box: Povertà Stabile nell’UE ma sempre troppo elevata

Box: Le raccomandazioni di Caritas Europa ai responsabili politici

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