Garantire i soccorsi in mare ai migranti
In seguito alle purtroppo continue sciagure che si verificano nel Mediterraneo, con imbarcazioni cariche di migranti che troppo spesso non raggiungono la destinazione sperata causando ingenti perdite di vite umane, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR o United Nations High Commissioner for Refugees – UNHCR) ha chiesto ai Paesi e alle istituzioni dell’Unione Europea di mettere in atto meccanismi più affidabili ed efficaci per il soccorso in mare.
A metà maggio il numero di persone arrivate in Italia e a Malta dalla Libia ha raggiunto quota 12.360 (11.230 inItalia e1.130 aMalta), osserva l’UNHCR sottolineando come però almeno 800 persone risultino disperse: un numero impressionante e inaccettabile che evidenzia le dimensioni della tragedia in corso, «una vera roulette russa giocata dai trafficanti sulla pelle di chi fugge dalla violenza e dalla guerra».
Come ha dichiarato l’assistente alla Protezione dell’UNHCR, Erika Feller, «è difficile comprendere come, in un momento in cui decine di migliaia di persone fuggono dal conflitto in Libia attraversando le frontiere terrestri con Tunisia ed Egitto – dove trovano sicurezza e ricevono accoglienza e aiuti – la protezione di chi fugge dalla Libia via mare non sembra avere la stessa priorità ».
Il quadro fornito dall’UNHCR mostra che fino alla metà di maggio sono fuggite dalla Libia circa 550.000 persone, ma la maggior parte di loro si è diretta principalmente versola Tunisia(257.000 persone) e l’Egitto (219.000), «due Paesi che nonostante i problemi interni hanno lasciato le frontiere aperte, onorando gli obblighi internazionali».
Il flusso di profughi in uscita dalla Libia si è spinto anche in Niger (47.000), in Algeria (14.000), in Ciad (6.200), in Sudan (2.800). Molti meno, finora, coloro che hanno tentato di attraversare il Mediterraneo, nonostante Paesi come l’Italia abbiano parlato di “invasione†giustificando in questo modo le difficoltà nel gestire l’accoglienza.
Molti si trovano però ancora bloccati in Libia a causa del conflitto in corso e l’UNHCR esprime particolare preoccupazione per i rifugiati e richiedenti asilo a Misurata e nelle altre città libiche: «Con il deteriorarsi della situazione in Libia, per molte persone la fuga via mare potrebbe rimanere l’unica soluzione».
Le acque antistanti la costa libica sono tra le più trafficate del Mediterraneo e al momento ci sono molte navi, anche militari, osserva l’UNHCR. «L’antica tradizione del salvataggio in mare potrebbe essere compromessa se gli Stati iniziano a fare questioni di competenza. È per questo motivo che c’è bisogno di meccanismi di ricerca e soccorso più efficienti ed operativi» ha auspicato Feller lanciando un appello: «Chiediamo ai capitani delle navi di continuare a fornire assistenza a chi si trova in pericolo in mare. Qualunque imbarcazione sovraffollata partita dalla Libia dovrebbe essere considerata in pericolo».
Italia e Malta sono i due Stati dell’UE che si sono maggiormente fatti carico del flusso di persone provenienti dal Nord Africa. In vista di probabili nuovi arrivi di persone con bisogni di protezione internazionale dalla Libia, l’UNHCR ha chiesto di prendere in seria considerazione misure concrete di suddivisione degli oneri e delle responsabilità , soprattutto fra gli Stati membri dell’UE. Fra queste misure si potrebbe considerare un sostegno tecnico e finanziario, nonché l’utilizzo della direttiva europea sulla protezione temporanea che mira ad armonizzare la concessione della protezione temporanea a chi fugge, in tutti i casi di “afflusso di massaâ€, sulla base della solidarietà fra Stati membri. «Sebbene i meccanismi di protezione temporanea stabiliti dalla direttiva non siano ancora stati utilizzati, è fondamentale che gli Stati membri dell’UE, in questo caso Italia e Malta, ricevano rassicurazioni sul supporto e la solidarietà previsti nei casi in cui le circostanze lo richiedano» sostiene l’UNHCR, chiedendo inoltre ai Paesi europei e ad altri Stati di reinsediamento di offrire quote addizionali per i rifugiati in Nord Africa, essendo il reinsediamento l’unica soluzione possibile per alcuni di loro. Gli appelli precedenti dell’UNHCR su questo tema sono stati però finora presi in considerazione solo parzialmente.
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