I differenti schemi di reddito minimo in Europa

scritto da Redazione il 23 January 2014 in 11 - Miraggio reddito minimo and Approfondimenti con commenta

Partendo dalle caratteristiche dei rispettivi schemi di reddito minimo (RM), un Rapporto curato dall’ai/ Network of National Independent Experts on Social Inclusion suddivide i Paesi europei in quattro gruppi (Frazer e Marlier, 2009).

  1. Paesi che offrono schemi relativamente semplici e di ampia copertura: Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Germania, Finlandia, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Svezia. Si tratta del grup­po più folto, nel quale gli schemi di RM hanno il livello maggiore di universalismo e le condizioni di accesso comparativamente più favorevoli.
  2. Paesi che, nonostante al pari dei precedenti prevedano schemi relativamente semplici e di ampia copertura rispetto alla popolazione, presentano una limitata eleggibilità dei beneficiari. Le prove dei mezzi sono partico­larmente stringenti e l’accesso ai benefit è possibile solo se si è al di sotto di una soglia di reddito molto bassa; per contro le richieste di reinserimento lavorativo come controprestazione sono elevate e difficilmente appli­cabili ai soggetti più vulnerabili. Si trovano in questo gruppo: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia e per alcuni aspetti Ungheria.
  3. Paesi che hanno sviluppato una complessa rete di schemi differenti, che talvolta si sovrappongono tra loro e sono spesso dedicati a specifiche categorie di popolazione (genitori soli, disabili, pensionati, disoccupati, lavoratori poveri, ecc.), configurando un quadro segmentato: Francia, Irlanda, Malta, Regno Unito, Spagna. Negli ultimi anni alcuni di essi hanno cercato di razionalizzare il proprio sistema di protezione (Francia, Re­gno Unito). È importante sottolineare che questa tendenza alla razionalizzazione dei sistemi di protezione e assistenza sociale si sta rivelando come un nuovo elemento di convergenza e innovazione delle riforme portate avanti dai Paesi europei.
  4. Paesi che hanno schemi molto limitati, parziali e frammentati, rivolti a ristrette categorie di persone, e che lasciano priva di tutele una larga parte della popolazione con urgente bisogno di un supporto al reddito: Bul­garia, Grecia e Italia. La scelta di inserire in questo gruppo anche l’Italia (di cui vengono presi in considerazione gli schemi introdotti in via sperimentale in alcune regioni) e la Grecia (che non ha mai avuto un sistema di RM), generalmente escluse dalle comparazioni internazionali in materia, è spiegabile a partire dal carattere residuale di questa quarta tipologia che raggruppa i Paesi di fatto privi di un vero e proprio sistema di prote­zione di ultima istanza. Mentre la Bulgaria potrebbe rientrare nella terza tipologia, Grecia e Italia non hanno al momento attivato dispositivi di RM secondo la definizione adottata.

Una delle discriminanti più rilevanti nel valutare gli schemi di reddito minimo è poi rappresentata dall’efficacia nel ridurre la povertà e l’esclusione sociale dopo il trasferimento di reddito, benché si tratti di una valutazione difficile da effettuare.

L’efficacia appare di significatività:

  • medio-alta in Danimarca, Paesi Bassi, Regno Unito, Cipro e Spagna;
  • media in Belgio, Germania, Finlandia, Repubblica Ceca, Irlanda, Ungheria, Romania, Slovacchia, Francia;
  • limitata o residuale in Austria, Lussemburgo, Malta, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Portogallo, Po­lonia, Slovenia.

Fonte: R Lodigiani – E. Riva, Reddito di autonomia. Contrastare la povertà in una prospettiva di sussidiarietà atti­vante, 2011 Edizioni Erickson

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