I vasi comunicanti della povertà

scritto da Redazione il 29 December 2016 in 24 - Non fermare la riforma and Approfondimenti and Uncategorized con commenta

vasi-comunicantiSi intitola Vasi Comunicanti il Rapporto 2016 su povertà ed esclusione sociale di Caritas italiana, un’immagine quella dei vasi comunicanti che assume un carattere ambivalente secondo gli autori: «Aiuta a leggere il reale o meglio i nessi, frequentemente trascurati, che esistono oggi tra povertà, emergenze internazionali, guerre ed emigrazioni; al tempo stesso vuole essere l’auspicio per un futuro in cui le gravi disuguaglianze socio-economiche, alla base dei movimenti migratori, possano annullarsi favorendo un maggiore e più equo livello di benessere per tutti».

Il Rapporto affronta infatti i temi della povertà e dell’esclusione sociale allargando il proprio sguardo oltre i confini nazionali, cercando di descrivere le forti interconnessioni che esistono tra la situazione italiana e quel che accade alle sue porte. Come per le precedenti edizioni – questa è la quindicesima – il Rapporto è frutto dell’analisi dei dati e delle esperienze quotidiane delle oltre duecento Caritas diocesane operanti su tutto il territorio nazionale.

Un focus particolare è stato dedicato all’analisi dei dati contenuti in vari Rapporti di ricerca, prodotti da organismi internazionali e Caritas europee.

4,6 milioni in povertà  assoluta, oltre 190.000  ai Centri d’ascolto  Caritas

Il Rapporto riprende i dati Istat secondo cui la povertà assoluta ha raggiunto in Italia i valori più elevati dal 2005, con 1.582.000 famiglie e 4,6 milioni di individui in tale condizione. È confermata l’alta incidenza della povertà assoluta tra le famiglie che vivono al Sud, tra quelle con due o più figli minori e/o con un capofamiglia disoccupato, ma si affaccia per la prima volta un dato nuovo che rappresenta una vera e propria inversione di tendenza rispetto al modello classico di povertà: «La povertà assoluta risulta inversamente proporzionale all’età, diminuisce all’aumentare di quest’ultima. La persistente crisi del lavoro ha infatti penalizzato (o meglio, sta ancora penalizzando) soprattutto giovani e giovanissimi in cerca di una prima o nuova occupazione e gli adulti rimasti senza un impiego».

Dopo i dati Istat trovano spazio i dati Caritas rilevati in 1.649 Centri di ascolto dislocati su 173 Diocesi. Nel corso del 2015, le persone incontrate sono state 190.465: in egual misura donne e uomini, con un’età media di 44 anni. In prevalenza si tratta di persone con un livello di istruzione basso, con occupabilità bassa o molto bassa e con problemi economici (76,9% degli utenti), occupazionali (57,2%) e abitativi (25%). Per oltre tre casi su 10 (31,5%) la situazione è pluri-problematica e quindi fortemente deprivata (esclusione sociale).

153.000 migranti sbarcati nel 2015 in Italia, 7.700  si sono rivolti alle Caritas

Il secondo focus del Rapporto riguarda la situazione di rifugiati e richiedenti asilo in Italia perché, spiegano gli autori del Rapporto, «accanto al disagio di coloro che in modo transitorio, persistente o nei casi più gravi cronico sperimentano difficoltà legate alla mancanza di reddito e/o di lavoro, coesistono le situazioni più estreme vissute da chi, costretto a fuggire dal proprio Paese, vede sommarsi contemporaneamente tante vulnerabilità, prime fra tutte quelle legate ai traumi indelebili di un viaggio spesso fatto in condizioni disperate».

Oltre 153.000 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane nel 2015, quasi 84.000 quelle che hanno fatto domanda di asilo: appena un decennio fa (nel 2005), osservano gli autori del Rapporto, i richiedenti asilo in Italia erano poco più di 10.000. Nel corso del 2015 i profughi e i richiedenti asilo che si sono rivolti ai Centri di ascolto Caritas sono stati 7.770. Si tratta per lo più di uomini (92,4%), con un’età compresa tra i 18 e i 34 anni (79,2%), provenienti soprattutto da Stati africani e dell’Asia centro-meridionale. Basso risulta essere il loro capitale sociale e culturale. Numerosi i casi di analfabetismo (26%) o di modesta scolarità (licenza elementare 16,5%, licenza di scuola media inferiore 22,8%). I bisogni prevalenti riguardano la povertà economica (61,2%), coincidenti soprattutto con la povertà estrema o con la mancanza totale di un reddito. Alto anche il disagio abitativo, sperimentato da oltre la metà dei profughi intercettati (55,8%). Tra loro è proprio la “mancanza di casa” la necessità più comune.

 

Le risposta della Chiesa italiana e di Caritas

Il Rapporto mette poi in luce l’azione di Caritas e della Chiesa italiana sia sul versante internazionale (rotte migratorie), sia sul versante nazionale in tema di accoglienza dei migranti e nuove forme di presa in carico da parte delle Caritas diocesane.

Dall’estate 2015, quando Papa Francesco si rivolse ai vescovi d’Europa per sollecitare l’ospitalità ai profughi, il numero delle persone accolte in 164 diocesi italiane in meno di un anno è stato di circa 20.000: circa 12.000 persone accolte in strutture convenzionate con le Prefetture – Cas (con fondi ministero dell’Interno); quasi 4.000 accolte in strutture Sprar (con fondi ministero dell’Interno); oltre 3.000 accolte nelle parrocchie (con fondi diocesani); oltre 400 accolte in famiglia o con altre modalità di accoglienza (fondi privati o diocesani).

Il Rapporto dà conto anche di un lavoro svolto nell’ambito della Comunità Professionale Europa: una prima mappatura degli interventi realizzati dalle Caritas diocesane e connotati per il loro carattere innovativo e sperimentale. Le Diocesi coinvolte in questa prima mappatura sono state Milano, Benevento, Bergamo, Biella, Brescia, Chioggia, Concordia-Pordenone, Lucca, Piacenza-Bobbio, Senigallia, Torino, Trieste, Verona.

 

 

 

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Le proposte di Caritas Italiana

«L’unica strada percorribile è quella di un Piano Pluriennale di contrasto alla povertà» si legge nelle conclusioni del Rapporto. L’obiettivo è l’introduzione in Italia di una misura universalistica contro la povertà assoluta. Viene richiamata la proposta dell’Alleanza italiana contro la povertà (a cui Caritas aderisce) con il «graduale e progressivo incremento degli stanziamenti» fino a raggiungere tutte le persone in povertà assoluta, rafforzando contestualmente i sistemi di Welfare locale.

Il Rapporto ribadisce la necessità di politiche attive del lavoro che contrastino la disoccupazione dei giovani e auspica la promozione e l’incentivazione di percorsi di studio e formazione quali elementi che possono tutelare dai percorsi di impoverimento e prevenire la trasmissione intergenerazionale della povertà.

Con riferimento alla situazione di migranti e rifugiati Caritas chiede «l’attivazione di politiche inclusive, non discriminanti e non categoriali, che rifuggano da atteggiamenti demagogici», che prestino particolare attenzione ai soggetti più fragili (richiedenti protezione internazionale, minori non accompagnati e lavoratori a rischio di sfruttamento) e che mettano al centro la creazione di canali legali e sicuri di ingresso nell’Ue, l’utilizzo dei visti umanitari e la facilitazione degli ingressi per lavoro e ricongiungimento familiare al fine di favorire l’integrazione nei Paesi di accoglienza.

Caritas auspica inoltre l’applicazione piena del principio di solidarietà intraeuropea nella condivisione delle accoglienze dei richiedenti la protezione internazionale, affinché ogni Stato si impegni a fare la sua parte nell’accoglienza e integrazione dei migranti, data l’assoluta inefficacia dei programmi di ricollocamento finora attuati.

 

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Box: Come cambia la povertà: i dati 2014 – 2016 dei Centri di ascolto Caritas

Box: In Italia a rischio povertà oltre un quarto della popolazione

 

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