L’Europa della povertà
L’Europa continua a essere interessata dalla povertà in tutte le sue forme e, quel che è peggio, alcune di esse sono in aumento, come emerge dalle rilevazioni Eurostat. Nei Paesi dell’Unione Europea (UE) si stima che in media il 10,5% dei cittadini non riesca a soddisfare in modo stabile l’esigenza di un pasto proteico adeguato: si tratta di oltre 53 milioni di persone. L’Italia si colloca all’ottavo posto (14,2%), mentre lo Stato membro che più si allontana dalla media comunitaria è la Bulgaria (51,1%). Ciò avviene a fronte di circa100 milioni di tonnellate di cibo sprecate ogni giorno in Europa. Al tema della povertà e della sicurezza alimentare Caritas Europa ha dedicato un evento all’Expo Milano 2015 lo scorso 17 ottobre, Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà. Presentando pratiche e progetti alimentari di varia natura attivati dalle organizzazioni dei territori, Caritas Europa ha evidenziano l’importanza di andare oltre l’approccio di beneficenza, riaffermando la necessità di un approccio multidimensionale alla sicurezza alimentare, a livello europeo come a livello globale, come già sostenuto nel Rapporto 2014 dedicato a Il ruolo dell’UE per debellare la fame entro il 2025.
Nuove generazioni a rischio
Come evidenziato dal Rapporto di Caritas Italiana Povertà plurali (vedi pag. 1-4), il problema alimentare è solo un aspetto della povertà economica diffusa in Europa. Difficoltà che colpisce soprattutto i giovani, «i grandi perdenti della crisi europea economica e del debito» secondo un Rapporto pubblicato recentemente dalla Fondazione tedesca Bertelsmann Stiftung, che ogni hanno pubblica il “Social justice index”.
Circa 26 milioni di bambini e ragazzi sono attualmente a rischio di povertà o esclusione sociale nell’UE, cioè il 27,9% di tutti i minori di 18 anni; solo nei Paesi dell’Europa mediterranea Spagna, Grecia, Italia e Portogallo, il numero di minori a rischio di povertà o esclusione sociale è aumentato dal 2007 da 6,4 a 7,6 milioni. Nella fascia di età 20-24 anni, poi, circa 5,4 milioni di giovani non studiano e non lavorano, la cosiddetta generazione Neet (Not in Education, Employment or Training) che è aumentata in 25 Stati membri, con gli sviluppi più negativi rilevati in Italia (percentuale di Neet passata dal 21,6% al 32% dal 2008 a oggi) e Spagna (dal 16,6% al 24,8%).
Oltretutto, osserva il Rapporto, in Europa sta crescendo il divario tra le generazioni: mentre dal 2007 tra la popolazione giovanile il rischio di povertà o esclusione sociale è aumentato nella media UE dal 26,4% al 27,9%, tra gli over65 tale percentuale è scesa dal 24,4% al 17,8%. Questo soprattutto perché le pensioni si sono ridotte molto meno rispetto al reddito della popolazione più giovane. «Non possiamo permetterci una generazione perduta in Europa, sia socialmente che economicamente. Gli Stati membri dell’UE devono compiere sforzi particolari per migliorare in modo sostenibile le opportunità per i giovani» dichiarano gli autori del Rapporto.
Politiche anti-povertà insufficienti
E proprio le responsabilità dei governi europei nell’aumento del numero di persone a rischio povertà nell’UE, di 5 milioni dal 2008, sono state denunciate dall’European Anti-Poverty Network (EAPN), nel corso della Conferenza annuale organizzata lo scorso 9 ottobre a Bruxelles per discutere dei Programmi nazionali di riforma (Pnr) 2015 degli Stati membri. Secondo la Rete europea, le politiche anti-povertà attuate a livello europeo sono del tutto insufficienti: l’88% dei Pnr 2015 non ha la povertà tra le priorità; il 76% sostiene ancora l’austerità come obiettivo principale; il 65% si focalizza sulle politiche macroeconomiche e finanziarie e non sugli obiettivi di Europa 2020; nonostante il 47% delle reti nazionali anti-povertà sia stato consultato, il 76% ha dichiarato di non essere stato preso sul serio. «Le politiche dell’UE si concentrano sulla crescita, ma per chi e per che cosa? Finché le disuguaglianze non saranno affrontate, soprattutto quelle causate dall’austerità, la povertà e l’esclusione continueranno ad aumentare e con esse il rischio di fallimento dell’UE» ha dichiarato il presidente dell’EAPN, Sérgio Aires.
