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L’impegno di Caritas Piemonte – Valle d’Aosta sul gioco d’azzardo

Posted By Redazione On 03/05/2015 @ 12:54 In 16 - Azzardo: giochi pericolosi,Opinioni e commenti | No Comments

15 - Intervista 200 [1]Dal 2013 anche la delegazione regionale Caritas Piemonte-Valle d’Aosta ha deciso di impegnarsi direttamente sulla problematica del gioco d’azzardo patologico. «Si tratta di un aspetto della fragilità umana, che in quanto tale deve essere il più possibile innestato in un discorso comunitario: nessuno può dirsene esente perché si tratta di un problema con componenti sociali rilevanti e in cui la sfera relazionale è anche molto importante. Caritas se ne occupa per questi motivi» spiega Ivan Raimondi, referente regionale Caritas e Pastorale della salute: l’iniziativa è sorta in questi due ambiti perché quella del gioco d’azzardo patologico è una problematica che compete sia la sfera sanitaria sia quella socio-assistenziale.

 Da cosa deriva questo impegno di Caritas in materia di gioco d’azzardo patologico?

La delegazione regionale Caritas Piemonte-Valle d’Aosta ha deciso di occuparsi del problema e di intervenire in seguito alle testimonianze sempre più presenti degli operatori pastorali dei Centri d’ascolto e delle Caritas parrocchiali, che ci dicono di incontrare persone, in particolare familiari, che chiedono aiuto per uscire da situazioni di dipendenza da gioco o da una situazione debitoria che si è fatta pesante a causa del gioco. Il fenomeno è diffuso su tutto il territorio regionale e sicuramente peggiorato nel periodo di crisi che stiamo vivendo. Si tratta di testimonianze sempre più frequenti e noi stiamo cercando di dare per quanto possibile gli orientamenti, delle risposte che vanno soprattutto nella direzione della comprensione e dell’inclusione di queste persone.

Per dare risposte efficaci, che tipo di formazione specifica fornite ai volontari?

Nella nostra ottica di formazione cerchiamo di dare strumenti affinché gli operatori conoscano la rete dei servizi, così che possano prendere in carico la persona o la famiglia e la sappiano indirizzare seguendo il percorso verso i servizi esistenti preposti, che sono i servizi per la patologia da dipendenze e i servizi sociali quando è il caso, ma anche associazioni del volontariato, antiusura o le fondazioni che si occupano di intervenire sul debito. Si cerca cioè di dare elementi affinché sia possibile individuare il punto della rete più opportuno per la tipologia del problema da risolvere. In sostanza, vogliamo fare in modo che gli operatori diventino un  po’ delle antenne in grado di cogliere i bisogni e saperli orientare, anche in materia di gioco patologico, senza pretendere di far sviluppare conoscenze psichiatriche o psicologiche. Devono però acquisire strumenti per saper cogliere alcuni aspetti della problematica. Ad esempio, un aspetto importante della formazione è quello di far comprendere la fragilità, cioè fare in modo che si superi il pregiudizio ancora diffuso secondo cui la patologia da gioco è considerata un vizio e non una malattia. Un pregiudizio che spesso spinge ad affrontare con un po’ di ostilità le persone che hanno questo problema. Serve dunque una capacità di discernere queste nuove povertà, saperle raccogliere e orientare, senza pretese di soluzioni immediate ma con un costante monitoraggio del percorso di queste persone attraverso i vari servizi esistenti.

Vari soggetti si sono attivati, anche a livello locale e regionale, sulla questione del gioco d’azzardo patologico: come si svolge l’iniziativa di Caritas verso l’“esterno”? 

Avviene su più livelli. Il primo è il tentativo di facilitare o partecipare a coordinamenti che sappiano elaborare proposte da presentare agli amministratori pubblici, in modo da contribuire alla concretizzazione di scelte politiche e amministrative che vadano nella direzione della prevenzione del gioco d’azzardo patologico: in sostanza avere voce nei confronti delle istituzioni. Caritas poi condivide e appoggia le azioni Slotmob, perché si tratta di iniziative positive per smuovere le coscienze della cittadinanza.

Il secondo livello è quello, in questo momento più importante, di formazione e informazione sulla tematica del gioco d’azzardo patologico rivolte agli operatori pastorali, a gruppi Caritas, Centri d’ascolto, gruppi collegati alla Pastorale della salute: tendenzialmente vorremmo aprirla a tutti gli interessati, in ambito ecclesiale ma non solo. Materialmente io rispondo alle chiamate che giungono da operatori pastorali, Caritas diocesane, uffici Pastorale della salute diocesani, parrocchie, organizzando incontri che siano il più possibile coerenti con i loro bisogni, cioè senza un format preconfezionato.

Il terzo livello è quello dell’ “opera segno”: la diocesi di Torino ha realizzato un centro di accompagnamento e ascolto che si occupa sia di salute mentale che di gioco d’azzardo patologico

Per informazioni
Caritas e Pastorale della salute: tel. 011/5156362,
salute.progeti@diocesi.torino.i [2]

 


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