Linee guida per l’inclusione attiva
Dopo l’approvazione da parte del governo il 28 gennaio 2016 del Ddl delega per la definizione della misura unitaria di contrasto alla povertà, l’11 febbraio la Conferenza Unificata (Stato-Regioni-Autonomie locali) ha sancito l’accordo sulle Linee guida che definiscono il modello cui i servizi sociali dovranno far riferimento per predisporre e attuare i progetti di presa in carico delle famiglie beneficiarie del Sostegno per l’inclusione attiva (SIA), la misura di contrasto alla povertà estesa da quest’anno all’intero territorio nazionale, dopo la sperimentazione nelle grandi città.
L’Inclusione attiva si basa su due assunti: il primo è che la famiglia sia un organismo da considerare nella sua globalità e che, qualora presenti una difficoltà, richieda una presa in carico complessiva e non solo di una parte del bisogno espresso o di alcuni suoi membri; il secondo assunto è che il cambiamento sia reso possibile attraverso la qualità dei singoli passaggi che vengono implementati per seguire il nucleo familiare. Questo assunto è garantito attraverso alcuni elementi importanti, che sono in particolare la costituzione di equipe multidisciplinari e l’attivazione di una rete integrata di interventi.
Il SIA prevede l’erogazione di un sussidio economico a nuclei familiari in condizioni economiche di estremo disagio, nei quali siano presenti minorenni, subordinato all’adesione a un progetto di attivazione sociale e lavorativa. I Comuni e/o gli Ambiti territoriali, infatti, dovranno associare al trasferimento monetario un progetto personalizzato di intervento dal carattere multidimensionale che coinvolga tutti i componenti della famiglia, con particolare attenzione ai minorenni. Il progetto di presa in carico sarà predisposto dai servizi sociali in rete con i servizi per l’impiego, i servizi sanitari e le scuole, nonché con soggetti privati attivi nell’ambito degli interventi di contrasto alla povertà. La strategia avrà successo solo se i servizi agiranno in un contesto aperto alle risorse che tutta la comunità è in grado di offrire. Le famiglie saranno tenute ad aderire al progetto, impegnandosi ad attivarsi nella cura dei figli (scuola, salute, ecc.) e a partecipare a interventi mirati alla ricerca attiva di lavoro, quali tirocini, borse lavoro, formazione. L’obiettivo è il superamento della condizione di povertà e la graduale riconquista dell’autonomia.
La nuova misura sarà finanziata da diverse fonti: le risorse nazionali destinate al sussidio economico da erogare ai beneficiari (circa 750 milioni di euro per il 2016 stanziate in parte dalla Legge di stabilità e in parte da provvedimenti precedenti) si sommano alle risorse comunitarie del Fondo sociale europeo, che attraverso il PON Inclusione andrà a sostenere nei prossimi sette anni, con 1 miliardo e 70 milioni di euro, il potenziamento della rete integrata dei servizi e l’attuazione del modello di presa in carico delle famiglie.
L’obiettivo è che il SIA diventi una misura stabile per il contrasto alla povertà, superando la logica assistenziale in funzione dell’inclusione attiva attraverso la riorganizzazione dei servizi sull’intero territorio nazionale, così come delineato nel Ddl delega sul contrasto alla povertà, il riordino delle prestazioni e il sistema degli interventi e dei servizi sociali.
