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Prospettive dell’innovazione sociale

Posted By Tiziana Ciampolini On 05/04/2016 @ 13:21 In 22 - Social Innovation,Proposte | No Comments

FOTO PAG. 4 [1]La pubblicazione Innovazione Sociale Caritas è una prima occasione di riflessione per la Comunità professionale Europa per tematizzare le questioni che ruotano intorno all’innovazione sociale e per scegliere elementi che possono qualificare e distinguere il lavoro delle Caritas. Non solo: è anche il nostro contributo per stimolare un percorso di rinnovamento interno che porti a riconoscere nuove povertà, nuove risorse e nuove soluzioni che permettano alle persone di stare bene e stare meglio.

Le Caritas lavorano giorno dopo giorno a fianco di chi versa in condizioni di difficoltà. Sempre di più ci rendiamo conto che per realizzare questo è necessario passare da un approccio che guarda alla povertà ad un approccio che guarda alle risorse contro la povertà, per essere promotori di benessere per un numero sempre maggiore di persone. Questo è possibile per noi dentro un quadro di giustizia: in un contesto in cui i diritti fondamentali delle persone trovino risposte.

In sintesi alcune evidenziazioni che emergono da questa prima analisi delle esperienze innovative.

 

L’emersione di un nuovo Welfare

In questa rassegna emerge il “nuovo Welfare” di cui Caritas è co-costruttore:

  • Si fonda su una visione che pone al centro la persona e la sua rete di relazioni anziché le tipologie di servizi di cui necessita (minori, anziani, disabili, ecc.).
  • Si caratterizza come sistema per l’emersione, lo sviluppo e la valorizzazione delle potenzialità di ciascuno piuttosto che come ambito a cui è affidato il compito di alleviare i disagi delle persone in difficoltà.
  • Intende il benessere di ciascuna persona come la “libertà” sostanziale di cui questa dispone, nel significato assegnato a questo termine dal premio Nobel per l’economia A. Sen. Le politiche sociali, sanitarie, per il lavoro e per lo sviluppo sono quindi strettamente interconnesse e complementari poiché la loro finalità congiunta è rendere effettiva la libertà di ciascuno e il benessere ad essa connesso.
  • Assegna un posto centrale all’universalità perché le finalità della libertà e dell’inclusione sociale possono essere conseguite solo con sistemi di Welfare a servizio di tutta la popolazione, senza discriminazioni di alcun genere.
  • Si impegna a realizzare una visione generativa di risorse e non solo ridistributiva dei servizi di Welfare, che parte dal riconoscere a tutte le persone il diritto/dovere di contribuire in modo attivo al benessere proprio e del contesto in cui vivono e a ricevere per questo il sostegno necessario per sviluppare le proprie potenzialità. Per questa ragione in molti dei servizi innovativi è presente il principio di reciprocità e di corresponsabilità che promuove una atteggiamento attivo verso se stessi e verso gli altri.
  • È concentrato sulla prossimità. Non solo essere prossimi verso gli ultimi ma impegnarci perché ciascuno possa sviluppare le proprie relazioni di prossimità, superare i contesti istituzionalizzati per vivere in comunità accoglienti capaci di “essere casa”.
  • Realizza alleanze tra servizi ecclesiali, servizi di volontariato, servizi sociali, sanitari, del lavoro e della formazione in modo da ridurre la frammentazione riferita ai singoli target e bisogni.

 

Caritas: innovare nella lotta alla diseguaglianza

La Guida all’Innovazione Sociale, pubblicata dalla Commissione Europea nel febbraio 2013, si apre con le seguenti parole: «Negli anni Ottanta e Novanta, l’agenda dell’innovazione era esclusivamente focalizzata sulle imprese e sulle tecnologie. Era un tempo in cui i problemi economici e quelli sociali erano visti come separati. Il compito di produrre ricchezza era assegnato all’economia, mentre la società era vista unicamente come un soggetto di spesa. Nell’economia del ventunesimo secolo questo non è più vero (…). Nel lungo termine, un’innovazione nei servizi sociali sarà altrettanto importante di un’innovazione nel settore farmaceutico o in quello aerospaziale».

Per un Paese come l’Italia e per un’organizzazione come Caritas la crescita è una sfida da realizzare attraverso la riduzione delle diseguaglianze. L’aumento della diseguaglianza nei nostri Paesi è il primo vero ostacolo allo sviluppo economico e sociale. La diseguaglianza nella possibilità di sviluppo e di crescita e la diseguaglianza nei diritti è la grave questione su cui occorre far convergere sforzi.

L’uguaglianza è un grande valore della nostra civiltà europea e il Welfare è il più importante tessuto culturale e istituzionale dell’Europa: oltre a rappresentare un modello di convivenza sociale basato sulla solidarietà ha contribuito allo sviluppo dell’economia europea garantendo più elevati livelli di benessere e una più equa ripartizione della ricchezza.

Un dato rappresenta bene il legame tra Welfare ed Europa: il Welfare europeo vale il 58% del Welfare mondiale, nonostante gli europei siano solo l’8% della popolazione mondiale. Tale sproporzione è inoltre destinata a crescere: nel 2050 la popolazione europea costituirà infatti solo il 4% di quella mondiale.

Tutti i diversi modelli di Welfare implementati in Europa sono basati prevalentemente sul ruolo robusto del soggetto pubblico, chiamato ad assumersi la responsabilità di garantire l’equità e l’universalità dei servizi.

Il Welfare italiano oggi si trova ad affrontare una sfida molto difficile: ripensare, con coraggio e realismo, l’intero sistema di protezione sociale costruendo delle nuove forme di governance di sistema. Una grande e importante sfida a cui le nostre Caritas contribuiscono per la natura stessa dell’organismo pastorale dell’organizzazione e in virtù del radicamento territoriale.

 

Investire sulla governance per produrre innovazione

Il nostro sistema di Welfare paga cara una mancanza che ci caratterizza in Europa (insieme alla Grecia): la mancanza di una misura strutturale e universalista di contrasto alla povertà estrema.

Un obiettivo importante in questa nuova stagione che innova è quello di non creare fratture con le esperienze più tradizionali che stanno rispondendo alle grandi emergenze sociali del nostro Paese (mancanza di casa, lavoro, regole per governare i flussi migratori) e soprattutto ridurre la frammentazione di servizi vecchi e nuovi.

È centrale da questo punto di vista un investimento su nuove forme di governance che regolino la miriade di soggetti pubblici, privati e di terzo settore che realizzano interventi di Welfare.

Importante per noi, che lavoriamo per la realizzazione di politiche pubbliche contro la povertà, una chiara governance da parte delle Autorità Pubbliche, individuando per il nostro Paese alcune priorità:

  • garantire i diritti fondamentali;
  • integrare le politiche;
  • gestire nuove forme di partecipazione in cui attori diversi producono beni pubblici e di interesse generale;
  • costruire “obbligazioni di risultato” per garantire il necessario carattere di universalità delle politiche di inclusione.

Per poter realizzare ciò evidenziamo la necessità di approfondire il significato e la realizzabilità di alcune condizioni come:

  • governance multilivello (coordinamento delle relazioni tra gli attori posti ai diversi livelli);
  • governance multisettoriale (integrazione tra policies);
  • governance multistakeholders (valorizzazione delle interdipendenze tra diversi soggetti rappresentanti di interessi e depositari di risorse).

Le nuove forme di innovazione sociale che si presentano sul territorio avviano iniziative in cui è indispensabile utilizzare le metodologie della progettazione partecipata e forme di condivisione e raccordo nella gestione delle iniziative, nel loro monitoraggio e nella valutazione.

In tale prospettiva l’Autorità Pubblica è chiamata ad un ruolo promozionale ma soprattutto ad un nuovo ruolo di controllo e garanzia sugli obiettivi da conseguire.

 

In sintesi: ripensare il rapporto con il territorio

I progetti presentati in questa breve pubblicazione mettono in luce la possibilità che essi offrono alle persone di riallacciare relazioni “dense”, di immaginare possibilità nuove, di fare esperienza della cura e della responsabilità diretta ed indiretta che ciascuno può assumersi verso l’altro. Questa è la specificità del “Welfare italiano”.

Per le Caritas, l’innovazione sociale in Italia si manifesta nel contributo che le persone danno alla creazione e all’evoluzione dei propri ambienti di vita, persone diverse per età, genere, ceto sociale, competenze, ruolo sociale e professionale che condividono lo stesso contesto e lo stesso bisogno di stare bene, declinando in modo nuovo il concetto di “Welfare”. In questo caso non c’è differenza tra chi dà e chi riceve, tra operatore e volontario, tra utente e professionista: ciascuno è chiamato a compiere entrambe le azioni, per un impegno di cocreazione e coproduzione in vista della realizzazione di obiettivi e beni comuni.

I progetti si pongono come obiettivo la costruzione di nuove forme di networking, sia per alimentare possibilità e opportunità per le persone, sia per accrescere, sul piano collettivo, la sfera dell’interesse comune. Queste nuove pratiche stanno inaugurando una nuova stagione per la governance pubblica e per la politica in generale, articolando in modo inedito obiettivi, performances e valutazioni. Dai territori stanno nascendo soluzioni da riconoscere e monitorare per selezionare e sostenere le più efficaci, affinché durino e si replichino in modo idoneo in altri contesti divenendo infine politiche che, attraverso regole nuove, portino sviluppo per tutti.

Tutto ciò ci dice che non possiamo che esistere come Chiesa aperta, in “uscita” sul territorio di cui facciamo parte. Tutte queste esperienze nascenti ci stimolano a ulteriori scelte operative che possano migliorare le iniziative in atto nella Chiesa per riempire di contenuti nuovi nel segno della generatività.

Vedi anche:
Task Force Caritas Europa sull’innovazione sociale  [2]


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