Riforma del terzo settore nata da una consultazione pubblica
Il Disegno di legge delega, varato al termine di un percorso condiviso con i soggetti del Terzo settore, chiamati nel 2014 a rispondere a una Consultazione pubblica alla quale hanno partecipato più di mille soggetti fra associazioni, cooperative, fondazioni e soggetti del mondo del volontariato, mira ad introdurre nuove misure per «stimolare la partecipazione attiva delle persone e delle comunità ».
Dalla Consultazione è emersa un’opinione quasi comune sul superamento della qualifica opzionale di impresa sociale, rendendo non facoltativa ma obbligatoria l’assunzione di status di impresa sociale per tutte le organizzazioni che ne abbiano le caratteristiche. Vanno, altresì, ampliate le “materie di particolare rilievo sociale” che definiscano l’attività di impresa sociale comprendendo il commercio equo e solidale, l’housing sociale, il microcredito, i servizi al lavoro finalizzati all’inserimento lavorativo di lavoratori svantaggiati, l’agricoltura sociale. Tale ampliamento viene richiesto anche per la cooperazione sociale. Appare necessario anche l’ampliamento delle categorie di lavoratori svantaggiati alla luce del concetto di svantaggio temporaneo legato alla dimensione soggettiva del soggetto svantaggiato. Dimensione identificabile oggi, ad esempio, nelle categorie di ex detenuti, rifugiati, migranti vittime del traffico di esseri umani e giovani maggiorenni provenienti da comunità alloggio e di accoglienza.
