Specialistico e capillare il volontariato in Piemonte

scritto da Redazione il 15 April 2011 in 3 - Quale volontariato? and Approfondimenti con commenta

Circa 440.000 volontari, dei quali60.000 inmodo continuativo, 2569 organizzazioni di volontariato (OdV) iscritte al Registro del Volontariato del Piemonte al 30 novembre 2009 e le principali aree di impegno volontario che sono i settori socio-assistenziale (32%), sanitario (27%), della protezione civile (17%) e culturale (7%). Questo il quadro statistico piĂą aggiornato del volontariato piemontese secondo i dati ufficiali resi noti nel corso della quarta Giornata del Volontariato piemontese, svoltasi a Torino il 26 settembre 2010.

Una presenza, quella delle organizzazioni di volontariato, rilevante soprattutto nel torinese e nel cuneese, ma comunque distribuita su tutto il territorio regionale:980 inprovincia di Torino,460 inprovincia di Cuneo,298 inprovincia di Alessandria,275 inprovincia di Novara,186 inprovincia di Biella,143 inprovincia di Vercelli,129 inprovincia di Asti, 77 nel Verbano-Cusio-Ossola e 21 Organismi di collegamento regionale o nazionale. Un’analisi molto approfondita sul fenomeno del volontariato regionale, anche se inevitabilmente con dati meno aggiornati, era stata pubblicata nel 2007 dalla Regione Piemonte (assessorato Welfare e Lavoro) con lo studio intitolato Il volontariato in Piemonte. Dimensioni e caratteristiche del volontariato piemontese. A fine 2005 si contavano 2142 organizzazioni di volontariato iscritte ai registri provinciali della regione, con la quota più cospicua di organizzazioni attive nel torinese (44,2% del totale) e quella più ridotta nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola (3%), tuttavia considerando la densità delle organizzazioni rispetto al numero di abitanti si segnalava la presenza più elevata nel vercellese e più bassa nel torinese.
A fine 2005 le OdV registrate erano situate in 530 comuni della regione (43,9% del totale), con il 35,6% concentrato negli otto comuni capoluogo ma con differenze sostanziali tra la massima concentrazione rilevata a Biella (55,2% delle OdV provinciali concentrate in cittĂ ) e la minima di Cuneo (16%).

Pochi anziani e organizzazioni molto omogenIl 65% circa dei volontari piemontesi è di età compresa tra i 30 e i 65 anni, mentre i giovani con meno di 30 anni sono attivi in poco meno di 4 OdV su 10 e pesano per un quarto dei volontari rilevati. Un elemento messo in luce dallo studio della Regione riguarda la bassa partecipazione delle persone anziane alle attività del volontariato piemontese, tendenza rilevata anche a livello nazionale, e questo «nonostante si tratti di una popolazione in crescita, con molti anni di vita attiva dopo il ritiro dal lavoro, che solo nella quarta età viene aggravata dai rischi connessi a problemi e patologie».
Rispetto alla variabile di genere, si osserva una generale maggior partecipazione dei maschi (52,2% del totale dei volontari) e una diversa presenza di genere nelle quattro classi anagrafiche considerate: le donne sono più rappresentante nelle classi più giovani e in quelle senili dei volontari, i maschi in quelle mediane, della vita attiva. Si registra poi una quota di organizzazioni a prevalente o esclusiva presenza femminile di entità superiore (47%) all’equivalente maschile (42,4%). Le organizzazioni prevalentemente maschili sono più numerose tra quelle di dimensioni maggiori, attive nei comuni medio-piccoli, indipendenti dalle sigle del volontariato e impegnate nei settori della partecipazione civica, mentre le organizzazioni a prevalenza femminile prediligono il piccolo gruppo, operano nei settori del welfare e sono presenti nei comuni maggiori. Mentre le OdV a presenza equivalente dei due sessi sono circa il 10%, quelle che si basano su volontari di un solo genere costituiscono il 16,2% del totale.
Altra caratteristica osservata dallo studio è la tendenza «alquanto marcata» a costituire OdV omogenee per età e genere degli associati piuttosto che concepirle come realtà plurali al loro interno: «Questo appare un po’ un limite del volontariato, connesso con la vocazione ad operare in soccorso dell’utenza che rispecchia le caratteristiche anagrafiche degli aderenti-associati».

Altre particolaritĂ  del volontariato piemontese
Pur confermandosi la collocazione preminente del volontariato piemontese nei settori tradizionali delle attività socio-assistenziali e sanitarie, rispetto alle altre aree nazionali le OdV piemontesi segnalano una più accentuata “vocazione” alla protezione civile e alla tutela dell’ambiente e, soprattutto, al volontariato di impegno culturale o di tutela e valorizzazione dei beni culturali. La provincia di Torino, in particolare, si distingue per le attività di “tutela e promozione dei diritti” e, insieme all’astigiano, per la diffusione di OdV dedite alla promozione della donazione del sangue e di organi. Altra caratteristica distintiva delle OdV piemontesi rispetto al fenomeno nazionale riguarda la maggiore propensione all’impegno in un solo settore di attività, collocandosi in misura relativamente maggiore tra le organizzazioni specialistiche.
In Piemonte vi è poi una maggiore propensione a fornire servizi e interventi di assistenza alla persona di “primo livello” (funzione di sostegno, orientamento e prevenzione) o di tipo “leggero”, cioè non meno impegnativi ma a bassa complessità organizzativa e sostenibilità finanziaria, che sono più alla portata di gruppi mediamente piccoli di volontari che operano spontaneamente in ridotte unità di tempo.

Alla ricerca di riconoscimento e vantaggi
A fine 2005 il 79% delle organizzazioni di volontariato attive sul territorio piemontese erano iscritte ai registri provinciali, «a indicare una crescita costante nel tempo ma moderata, come attesta il fatto che il dato piemontese delle organizzazioni iscritte era di quasi due punti percentuali inferiore a quello nazionale e di cinque rispetto al Nord-Ovest» osserva lo studio della Regione. Nel decennio 1995-2005 le registrazioni sono aumentate del 209% in termini percentuali e di 1449 unità in valori assoluti.
L’iscrizione al registro «non significa automaticamente la gestione di un’attività o di un servizio in convenzione con il Pubblico quanto piuttosto la ricerca di un riconoscimento di status e/o di qualche altro vantaggio» sottolinea il Rapporto sulla base di quanto emerge dai principali studi sul fenomeno. Inoltre, la crescente pubblicizzazione comporta anche una generalizzata formalizzazione delle organizzazioni di volontariato piemontesi: 9 su 10 dispongono infatti di uno statuto e almeno nella metà dei casi sono dotate al loro interno anche di un regolamento che disciplina con più precisione l’attività. Un fenomeno che, secondo lo studio, «rafforza l’ipotesi di una ulteriore saldatura verificasi negli ultimi anni tra organizzazioni di volontariato e istituzioni locali, in virtù di una trasformazione di welfare (municipale e plurale) a cui non è estraneo il principio della sussidiarietà orizzontale e “circolare”, ma anche del bisogno delle organizzazioni di “accreditarsi” attraverso la riconosciuta idoneità derivante dall’iscrizione al registro, acquisendone anche i vantaggi».
Fonte: http://www.regione.piemonte.it/polsoc/volonta/index.htm

Sullo stesso tema si veda anche il Quaderno “Anno europeodel volontariato” dell’Ufficio Pastorale Migranti sul sito web http://www.migrantitorino.it

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