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Superare la povertà ricostruendo una coscienza del noi

Posted By Giovanni Perini On 01/03/2015 @ 18:06 In 14 - L'impatto della crisi,Opinioni e commenti,Uncategorized | No Comments

1430311_73874710 [1]Consultando in questi giorni il Rapporto di monitoraggio della crisi pubblicato da Caritas Europa, con umorismo nero si potrebbe citare il proverbio: «Quando il rimedio è peggiore del male»! Se di rimedio si può parlare. Infatti, si ha l’impressione che poco o troppo poco gli Stati abbiano fatto per contrastare l’avanzamento della povertà. In Europa le persone a rischio povertà sono 124,4 milioni, dato che corrisponde ad un quarto della popolazione. Anche in Italia le persone a rischio povertà sono una su quattro. Eppure c’è da rimanere confusi sulla contraddittorietà tra le dichiarazioni ufficiali, per cui saremmo in presenza di una timida ripresa e di nuovi posti di lavoro, e le analisi, oltre che le esperienze dirette dei Centri di ascolto Caritas, raccolte negli studi nazionali ed europei di Caritas.

La disparità è dovuta al fatto che non solo la ripresa rimane ancora più un auspicio che una realtà e riguarda nicchie ristrette di settori, ma denuncia in effetti un fenomeno che ci trascina indietro nel tempo, quando la società era molto disuguale e al suo interno convivevano grande ricchezza e grande povertà. In realtà, il primo frutto della povertà è di fare una scelta all’interno della società e come dice (in altro senso) il Vangelo «alcuni sono presi, altri lasciati». Quando apprendiamo della quantità di capitali che tornano o rimangono all’estero e che appartengono a un numero ristrettissimo di persone, abbiamo la prova di vivere in una società “a due velocità”.

 

La realtà è superiore all’idea

Ma come dice don Soddu, Caritas Italiana – per sua natura – non esprime una posizione propria: riassume le preoccupazioni e le aspettative che le chiese locali di questo Paese hanno maturato, a partire dal Magistero della Chiesa, tentando di offrire prospettive di giustizia e di speranza, con l’umiltà di coloro che si sentono a servizio, senza la presunzione di quanti si considerano maestri.

Non parliamo, quindi, a partire da convincimenti personali, ma piuttosto da una condivisione quotidiana con quanti vivono condizioni di disagio nelle nostre città, nei nostri paesi; non deducendo da una qualche ideologia o idea le nostre proposte, ma da una sensibilità maturata nell’ascolto e nella compagnia ai poveri di questo Paese; certamente avvalendoci delle competenze di quanti operano sul piano scientifico in questo ambito, ma condividendo il principio espresso da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: «La realtà è superiore all’idea».

 

Doveri di cittadini e di cristiani

Cosa possiamo fare noi cittadini, a cui sta a cuore il bene di tutto il Paese, e cristiani, a cui sta a cuore la sorte dei più deboli?

Innanzitutto chiedere allo Stato di prendere in considerazione il reddito minimo di inclusione, non come soluzione alla povertà, ma come argine contro un ulteriore scivolamento nella miseria e come antidoto al venir meno della dignità delle persone obbligate dalla loro situazione a esporsi, a chiedere e a dipendere.

In secondo luogo è necessario che si faccia opera di convinzione contro la diffusione del gioco d’azzardo, che è dimostrato sia una delle cause della povertà o della condizione di permanenza nella povertà. Lo Stato non può dichiarare guerra alla povertà e allo stesso tempo guadagnarci sopra!

In terzo luogo, e questo è proprio del compito delle Caritas, dobbiamo riequilibrare nei nostri interventi l’emergenza e la quotidianità, come suonava il titolo di un Congresso annuale Caritas.

 

Indirizzare alla soluzione dei problemi

Già lo sappiamo che l’emergenza fagocita tutte le energie, dà l’illusione di risolvere i problemi per un minuto e poi puntuale si ripresenta a chiedere il conto. È evidente che l’emergenza è tale perché non è prevedibile, è poco governabile e non dipende da noi. Ciò nonostante, sarebbe utile darsi del tempo per visioni più a lunga scadenza, per prospettive che durino nel tempo e che abbiano la caratteristica di indirizzare alla soluzione dei problemi. Sono scelte difficili da fare, ma dubito che possiamo dilazionarle, senza venir meno a un pezzo importante del nostro compito a cui è direttamente collegato quello di animare, coscientizzare, rendere consapevoli e responsabili altre persone e altre comunità.

Tra i temi che esigono riflessione e presa in carico spicca per primo quello dell’etica sociale o se si vuole più semplicemente del senso dell’appartenenza ad una società, che nel nostro Paese è stato travolto dall’interesse personale, dall’arraffamento di ogni occasione di arricchimento a spese della collettività, dove tutto quello che è pubblico non gode di una minima attenzione e rispetto. Anche questo è causa e frutto di povertà e si supera solo ricostruendo una coscienza del “noi”.


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