Essere senza dimora in Italia

scritto da Redazione il 2 June 2013 in 10 - Cerchiamo dimore and Approfondimenti con commenta

Sono circa 50.000 in Italia le persone che vivono in povertà estrema, comunemente definite “senza dimora”; sono perlopiù uomini, in maggioranza stranieri, relativamente giovani, spesso con un titolo di studio, un lavoro o una casa precari o persi da poco tempo: mediamente riferiscono infatti di essere “in strada” da soli due anni e mezzo.

Il quadro della situazione italiana delle persone senza dimora è fornito da una rilevazione condotta dall’Istat nell’ambito di una ricerca realizzata nel 2012 (su dati di fine 2011) a seguito di una convenzione tra l’Istat stesso, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali,la Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora (fio.PSD) ela Caritasitaliana.

Per le persone in grado di rispondere all’intervista (cioè oltre il 90%, mentre per quelle in maggiori difficoltà le informazioni sono state raccolte tramite l’ausilio degli operatori dei servizi) sono state rilevate informazioni dettagliate, oltre che sulle caratteristiche socio-demografiche, anche sulle relazioni familiari, parentali e amicali, il tipo di attività lavorativa, la condizione di salute, l’uso dei servizi e le principali fonti di sostentamento.

 

Soprattutto uomini, stranieri, con meno di 45 anni

Secondo la rilevazione effettuata, dunque, le persone senza dimora in Italia sono soprattutto di sesso maschile (86,9%) e con un’età media di 42,2 anni: la maggioranza ha meno di 45 anni (57,9%), circa un terzo (31,8%) ha addirittura meno di 35 anni e solo il 5,3% ha più di 64 anni. La maggioranza è costituita da stranieri (59,4%) e le cittadinanze più diffuse sono la rumena (l’11,5% del totale delle persone senza dimora), la marocchina (9,1%) e la tunisina (5,7%).

Gli stranieri sono più giovani degli italiani (36,9 anni contro 49,9 anni): quasi la metà (46,5%) ha meno di 35 età (46,5%) ha meno di 35contro 49,9 anni): quasi la metà (46,5%) ha meno di 35 anni, mentre ben il 10,9% degli italiani ha più di 64 anni.

La maggiore anzianità degli italiani comporta anche una maggiore durata della condizione di senza dimora: circa la meta degli stranieri (49,7%) è senza dimora da meno di sei mesi, contro un terzo (32%) degli italiani; “solo” il 9,3% lo è da almeno quattro anni, contro un quarto (24%) degli italiani. Si tratta, nel complesso, di una durata media nella condizione di senza dimora di 2,5 anni, più bassa per gli stranieri (1,6 anni) e più alta per gli italiani (3,9 anni).

Il fatto di essere più giovani, tra gli stranieri, si associa anche a titoli di studio mediamente più elevati: ben il 43,1% ha almeno un diploma di scuola media superiore (il 9,3% una laurea) contro il 23,1% degli italiani; tuttavia, il 6,1% degli stranieri dichiara di non saper leggere né scrivere. Oltre la metà degli italiani (51,5%) è in possesso del titolo di studio corrispondente alla scuola dell’obbligo (licenza media inferiore).

Solo pochi non hanno mai avuto casa

Tra le persone senza dimora, il 7,5% dichiara di non avere mai avuto una casa; tra questi, sono simili (circa un terzo del totale) le quote di coloro che, prima di essere senza dimora, erano ospitati da amici e/o parenti, vivevano in un campo nomadi o simile oppure vivevano in un alloggio occupato, in un istituto per minori, per inabili o altro. Si tratta soprattutto di stranieri (72,3%) e di giovani (l’età media è pari a 37,4 anni); il 28,8% vive come senza dimora da almeno due anni, il 58,5% vive da solo e il 30,7% con amici o parenti.

Il 63,9% delle persone senza dimora, prima di essere in tale condizione viveva nella propria casa, quota che sale al 73,2% tra gli italiani. Tra questi ultimi, inoltre, il 58% vive la condizione di senza dimora in un comune diverso rispetto a quello in cui aveva l’abitazione e il 43,8% ha città mediamente più grandi: l’8% si è trasferito a Milano e il 10% a Roma.

Tra gli stranieri, il 20% era senza dimora già prima di arrivare in Italia, il 41,4% dichiara di aver avuto la sua ultima abitazione in uno Stato estero e il restante 38,6% in Italia. Tra questi ultimi, circa la metà dichiara che l’ultima abitazione era in un comune diverso da quello in cui vive la condizione di senza dimora.

Più della metà delle persone senza dimora che usano servizi (il 58,5%) vive nel Nord (il 38,8% nel Nord-Ovest e il 19,7% nel Nord-Est), poco più di un quinto (il 22,8%) nel Centro e solo il 18,8% vive nel Mezzogiorno (8,7% nel Sud e 10,1% nelle Isole). Tale ripartizione è tuttavia il frutto della notevole concentrazione della popolazione considerata nei grandi centri. Le più elevate percentuali osservate nel Nord-Ovest e nel Centro dipendono, essenzialmente, dal fatto che Milano e Roma accolgono ben il 71% della corrispondente stima campionaria. Ben il 44% delle persone senza dimora utilizza servizi con sede a Roma o Milano: il 27,5% a Milano e il 16,4% a Roma.

Dopo Milano (13.115) e Roma (7.827), tra i 12 comuni più grandi Palermo è quello che accoglie il maggior numero di persone senza dimora (3.829): vi vive quasi l’80% di coloro che utilizzano servizi nelle Isole e ben il 60,7% è costituito da stranieri. Seguono Firenze (1.911), con il 60,9% di stranieri, Torino (1.424), con il 56,5%, e Bologna (1.005), con il 51,6%.

 

Oltre un quarto lavora: occupazioni a termine o saltuarie

Il 28,3% delle persone senza dimora dichiara di lavorare: si tratta in gran parte di occupazioni a termine, poco sicure o saltuarie (24,5%); i lavori sono a bassa qualifica nel settore dei servizi (l’8,6% delle persone senza dimora lavora come facchino, trasportatore, addetto al carico/scarico merci o alla raccolta dei rifiuti, giardiniere, lavavetri, lavapiatti ecc.), nell’edilizia (il 4% lavora come manovale, muratore, operaio edile ecc.), nei diversi settori produttivi (il 3,4% come bracciante, falegname, fabbro, fornaio ecc.) e in quello delle pulizie (il 3,8%).

In media, le persone che hanno un lavoro lo svolgono per 13 giorni al mese (il 37,6% per meno di 10 giorni e il 32,2% per 20 giorni o più) e il denaro guadagnato ammonta a 347 euro mensili (circa un quarto guadagna meno di 100 euro e quasi un terzo oltre 500 euro). Non emergono particolari differenze tra italiani e stranieri.

Le persone senza dimora che non svolgono alcuna attività lavorativa sono il 71,7% del totale; tuttavia, quelle che non hanno mai lavorato sono solo il 6,7% (in un quarto dei casi donne, in due terzi cittadini stranieri e con meno di 35 anni). Tra le persone senza dimora, infatti, ben il 61,9% ha perso un lavoro stabile, a seguito di un licenziamento e/o chiusura dell’azienda (il 22,3%), per il fallimento di una propria attività (il 14,3%) o per motivi di salute (il 7,6%). Tra le persone che hanno perso un lavoro stabile, la maggioranza non lavora (55,3%) e il 44,8% ha un lavoro a termine, poco sicuro o saltuario.

Oltre la metà delle persone senza dimora (il 51,5%) dichiara di non lavorare poiché non riesce a trovare un’occupazione, circa un decimo (9,8%) per motivi di salute, mentre sono prossime al 3% le percentuali di coloro che non lavorano per problemi giudiziari (3,3%) o di irregolarità dei documenti (2,7%); più diffusa, tra gli stranieri, è la difficoltà a trovare lavoro (57,8%) e la problematica legata alla mancanza di documenti regolari (4,6%). La maggiore anzianità che caratterizza la componente italiana si riflette, invece, in una quota più elevata di persone che non lavorano per motivi di salute (12,9%) o per sopraggiunti limiti di età (3,9%).

 

Metà riceve aiuti da familiari, amici o associazioni

Il 17,9% delle persone senza dimora non ha alcuna fonte di reddito, il 28,3% dichiara di ricevere un reddito da lavoro, il 9% un reddito da pensione e l’8,7% un sussidio da ente pubblico; il 27,2%, poi, riferisce di ricevere denaro da parenti, amici o familiari e il 37% da estranei (colletta, associazioni di volontariato o altro). La maggior parte delle persone senza dimora (53,4%) riceve quindi aiuto economico dalla rete familiare, parentale o amicale e da estranei e associazioni di volontariato, che, in molti casi, rappresentano l’unica fonte di sostentamento; il 57,6% dichiara, infatti, di avere una sola fonte di reddito. In particolare, il 16,5% delle persone senza dimora ha solamente un reddito proveniente da un’attività lavorativa, il 5,9% da una pensione, il 3,8% da sussidi pubblici; l’11,4% riceve solo aiuti da familiari, amici o parenti e il 20% da persone estranee (colletta, associazioni di volontariato o altro).

Circa un quarto delle persone senza dimora (24,5%) dichiara di avere due o più fonti di reddito; solo l’11,8% ha, tra le fonti, un reddito da lavoro e solo il 4,2% un reddito da pensione e un sussidio pubblico; per il resto si tratta di combinazioni tra aiuti parentali, amicali o di estranei.

 

Gli eventi più critici: perdita del lavoro e separazione

La perdita di un lavoro si configura come uno degli eventi più rilevanti del percorso di progressiva emarginazione che conduce alla condizione di “senza dimora”, insieme alla separazione dal coniuge e/o dai figli e, con un peso più contenuto, alle cattive condizioni di salute. Ben il 61,9% delle persone senza dimora ha perso un lavoro stabile, il 59,5% si è separato dal coniuge e/o dai figli e il 16,2% dichiara di stare male o molto male. Inoltre, sono una minoranza coloro che non hanno vissuto questi eventi o ne hanno vissuto uno solo, a conferma del fatto che l’essere senza dimora è il risultato di un processo multifattoriale.

Circa un terzo delle persone senza dimora (33,4%) ha vissuto un solo evento (il 14,3% la separazione, il 16,9% la perdita del lavoro stabile e il 2,2% la malattia), che, nella maggior parte dei casi, ha preceduto la condizione di senza dimora (10,6% nel caso della separazione e 11,2% nel caso della perdita di lavoro).

I percorsi di vita che caratterizzano le persone senza dimora si riflettono nel fatto che i tre quarti vivono da sole (il 78,3% degli italiani e il 71,9% degli stranieri); gli stranieri vivono più frequentemente con familiari, diversi dal coniuge o dai figli, o con amici (20,5% contro 12,1%); residuale appare poi la convivenza con partner, coniuge e/o figli.

Ben il 78,3% degli stranieri dichiara di essere in contatto con qualcuno della famiglia: tuttavia, il 35,5% si limita a contatti tramite internet o telefono e a contatti epistolari (essenzialmente con genitori o con coniugi e/o figli); solo il 42,8% dichiara di riuscire a vedere i propri familiari e il 21,5% lo fa meno di una volta l’anno. Tra gli italiani la quota di coloro che dichiarano di mantenere contatti con qualcuno della famiglia scende al 58,6%; tuttavia, ben il 50,8% dichiara di vederli (solo il 7,8% lo fa via interne telefono o tramite contatti epistolari), l’8,8% lo fa meno di una volta l’anno ed è pari al 14% sia la quota di coloro che li vede almeno una volta a settimana, sia quella di chi li vede una o più volte al mese.

Il “vivere” nel proprio Paese di origine sembra agevolare solo limitatamente gli italiani nel mantenere legami anche con persone che hanno una propria dimora: il 76,2% dichiara di avere amici e il 66% di averne qualcuno che non vive la stessa condizione; tra gli stranieri, le percentuali sono pari al 71% e al 57% rispettivamente. Anche il ricorso all’aiuto di parenti e/o amici è ugualmente diffuso tra italiani (41,8%) e stranieri (40,3%); in particolare, il 26,5% delle persone senza dimora dichiara di avere ricevuto un aiuto in denaro (24,8% degli italiani e il 27,7% degli stranieri), il 17,8% del cibo in regalo (18,4% e 17,4%) e il 14,5% ospitalità gratuita (15,2% e 14%).

 

Nove su dieci ricorrono alla mensa

Nei 12 mesi precedenti l’intervista, oltre al servizio in cui sono stati intervistati, l’89,4% delle persone senza dimora ha utilizzato almeno un servizio di mensa, il 71,2% un servizio di accoglienza notturna, il 63,1% un servizio di docce e igiene personale (più ridotte le percentuali di utilizzo di servizi di distribuzione medicinali, accoglienza diurna unità di strada). Non si osservano differenze significative tra italiani e stranieri nell’utilizzo dei servizi di accoglienza notturna, diurna e dei servizi di distribuzione di pacchi alimentari; più utilizzati dagli stranieri sono invece i servizi di mensa (91,3% contro 86,5%) e di igiene personale (67,5% contro 56,7%), anche a seguito della maggiore frequenza con cui sono costretti a dormire in strada, in altri luoghi pubblici o in alloggi di fortuna.

Quasi la metà (45%) delle persone senza dimora ha utilizzato i servizi per l’impiego (senza rilevanti differenze tra italiani e stranieri), mentre più diffuso tra gli italiani è il ricorso ai servizi sociali (53,7% contro il 30,3% degli stranieri) e a quelli sanitari (64,1% contro 48,2%). Quest’ultima evidenza si lega anche al fatto che gli italiani sono mediamente più anziani: tra loro, ben un quinto (il 19,8%) dichiara di stare male o molto male e il valore sale al 22,3% per gli italiani di età compresa tra 35 e 64 anni.

Nel mese precedente l’intervista il 61,3% delle persone senza dimora ha usufruito di un servizio di accoglienza notturna e il 24,4% di un servizio di accoglienza anche diurna; il 41% è stato costretto a dormire, almeno una volta, in un luogo pubblico all’aperto e il 26,7% in un luogo pubblico al chiuso; circa un quarto ha dormito in un veicolo, in una baracca o casa abbandonata. Gli stranieri, più degli italiani, sono costretti a dormire in luoghi pubblici (73,5 % contro 59,1%) o in alloggi di fortuna (48,7% contro 39,0%).

Nella settimana precedente l’intervista, le persone senza dimora hanno consumato in una mensa metà dei loro pranzi, meno di un terzo delle cene e hanno dormito in una struttura di accoglienza per circa la metà delle notti. Il risultato è, tuttavia, frutto di comportamenti individuali differenziati: più di un terzo (36,4%) delle persone senza dimora non ha usufruito di alcun servizio a pranzo e il 58,6% di alcun servizio a cena. In particolare, il 29,7% non ha pranzato né cenato in un servizio di mensa; si tratta di persone impegnate in un’attività lavorativa (che probabilmente possono permettersi l’acquisto di cibo e hanno limiti di tempo per poter fare la fila e consumare il pasto in una mensa), che si rivolgono alla distribuzione di pacchi alimentari o che consumano pasti per strada o presso esercizi pubblici, molto spesso a titolo gratuito. D’altra parte, il 41% ha pranzato almeno 6 volte presso un servizio mensa (il 33% sempre nello stesso servizio), il 21% vi ha cenato (il 19% sempre nello stesso servizio) e il 38,7% ha dormito in una struttura di accoglienza (il 37,6% sempre nello stesso servizio).

In generale, si osserva un ripetuto utilizzo dello stesso servizio: solo il 10,6% usa più servizi di mensa a pranzo e appena il 3,3% per la cena (inferiore al 2% la quota relativa ai servizi di accoglienza notturna).

Data anche la diversa offerta sul territorio di servizi istituzionali, formali e informali, più della metà delle persone senza dimora (54,1%), nella settimana precedente l’intervista, ha utilizzato almeno un servizio istituzionale, oltre un terzo (35,7%) si è rivolto a servizi formali e circa un quinto (21,4%) a servizi informali.

Fonte: ISTAT, Le persone senza dimora, 9 ottobre 2012, www.istat.it

Stima statisticaCome si è giunti alla stima di 50.000

La stima quantitativa si basa sul conteggio del numero di persone che, nei mesi di novembre e dicembre 2011, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta l’indagine. Sono così state stimate 47.648 persone ma, spiegano gli autori della ricerca, tale stima esclude quanti, tra le persone senza dimora, nel mese di rilevazione non hanno mai mangiato presso una mensa e non hanno mai dormito in una struttura di accoglienza, nonché i minori, le popolazioni rom e tutte le persone che, pur non avendo una dimora, sono ospiti, in forma più o meno temporanea, presso alloggi privati (ad esempio, quelli che ricevono ospitalità da amici, parenti, ecc.).

La stima, quindi, è di tipo campionario ed è soggetta all’errore che si commette osservando solo una parte e non l’intera popolazione: di conseguenza, l’intervallo di confidenza all’interno del quale il numero stimato di persone senza dimora può variare, con una probabilità del 95%, è compreso tra 43.425 e 51.872 persone.

Le persone senza dimora stimate dalla rilevazione corrispondono a circa lo 0,2% della popolazione regolarmente iscritta presso i comuni considerati dall’indagine. Gli autori precisano tuttavia che questo collettivo include individui non iscritti in anagrafe o residenti in comuni diversi da quelli dove si trovano a gravitare.

 

Donne senza dimoraDonne senza dimora: alcuni dati

Le donne rappresentano il 13,1% delle persone senza dimora in Italia, con caratteristiche del tutto simili a quelle osservate tra gli uomini. La quota delle donne con difficoltà ad interagire è pari al 10% e, tra quelle che non presentano queste difficoltà, il 43,3% è italiana. Tra le straniere prevalgono la cittadinanza rumena (36,6%) e quelle ucraina, bulgara e polacca (insieme rappresentano il 19,6% delle donne straniere); oltre un quarto (27,4%) ha più di 55 anni (l’età media è di 45,1) e circa un quinto (21,9%) vive la condizione di senza dimora da meno di un mese (il 14,6% la vive da quattro anni o più). Un quarto (25,3%) dichiara di avere un lavoro che viene svolto, in media, per 14 giorni al mese e con un guadagno di circa 314 euro.
Le donne vivono più frequentemente degli uomini con un coniuge o con i figli (31,4%) e, anche per questo, dormono in strutture di accoglienza nel 75,4% dei casi, dove spesso consumano anche pasti – da qui il ridotto utilizzo delle mense, il 24% delle donne dichiara di non essersi mai rivolto ad una mensa negli ultimi 12 mesi. Ciò non le tutela, tuttavia, dal rischio di rimanere coinvolte in risse o atti violenti: l’11,4% (percentuale del tutto simile a quella osservata tra gli uomini) dichiara di essersi trovata in queste situazioni nel corso degli ultimi 12 mesi.

Tra le donne, l’86,3% ha vissuto almeno uno degli eventi considerati rilevanti per il percorso che porta alla condizione di senza dimora: il 70,2% ha vissuto la separazione dal coniuge e/o figli (il 40% dai figli), il 55% la perdita di un lavoro stabile; il 26,7% li ha vissuti entrambi; ben il 25,6% dichiara di stare male o molto male.

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