Torino: incontro sul futuro del Welfare regionale

scritto da Redazione il 4 March 2016 in 21 - Primi passi contro la povertà and Esperienze e territorio con commenta

Logo PemonteLa Regione non deve gestire servizi, bensì delineare in un’area territoriale la programmazione delle politiche essenziali». È quanto sostiene l’assessore regionale piemontese alle Politiche sociali, alla Famiglia e alla Casa, Augusto Ferrari, intervenuto il 2 febbraio scorso ad un incontro organizzato a Torino da Caritas Diocesana e Ufficio Pastorale Migranti nell’ambito del Coordinamento Ecclesiale, in questo caso esteso oltre che alle Caritas parrocchiali della diocesi anche alle realtà caritative di diocesi vicine e ai vari soggetti che operano in ambito sociale. L’incontro, ha sottolineato il direttore di Caritas Torino e delegato regionale Caritas, Pierluigi Dovis, «ha rappresentato un’opportunità di confronto sulle strategie che la Regione Piemonte sta mettendo in atto nell’ambito socio-assistenziale, dopo un lungo confronto a livello dei vari territori piemontesi. Da queste determinazioni dipenderanno diverse delle attività che i vari enti gestori metteranno in campo nell’immediato e nel prossimo futuro».

Sulla base del lavoro che la Regione ha avviato nel 2015 in tutto il territorio di sua competenza per definire la programmazione 2015-2017, che ha portato alla costruzione di un Patto per il sociale, l’assessore Ferrari ha indicato tre questioni chiave che le società pongono attualmente alle istituzioni: la cronicità/non autosufficienza, che con l’allargamento della fascia di popolazione utente e la necessità di attività di cura durevoli richiede un approccio integrato sanitario e sociale; il contrasto alla povertà, tema in passato marginale nella programmazione regionale mentre oggi è divenuto cruciale perché complesso e che impone interventi; il sostegno alle problematicità familiari.

 

Non autosufficienza

Rispetto a questo ambito l’assessore regionale alle Politiche sociali ha parlato di «situazione paradossale», perché mentre il problema è indubbiamente sempre più rilevante la politica negli ultimi anni l’ha di fatto messo da parte, con una progressiva diminuzione della copertura del fabbisogno. Di conseguenza le famiglie si sono trovate nella necessità di dar vita a una sorta di “Welfare fai da te”, uno dei fattori che generano vulnerabilità e impoverimento. A livello regionale si cerca dunque di programmare un intervento congiunto e coordinato socio-sanitario, mirando a riequilibrare gli assegni di cura dal settore sociale a quello sanitario.

 

Contrasto alla povertà

Com’è noto negli ultimi anni la povertà si è estesa e «ha varcato le soglie», ha sottolineato Ferrari individuando nel reddito, nella casa e nel reinserimento lavorativo i tre ambiti prioritari su cui intervenire per affrontare il fenomeno. Entro maggio dovrà essere implementato il Piano nazionale varato con la Legge di stabilità, ha ricordato l’assessore analizzando in sintesi quanto avvenuto negli ultimi mesi a livello nazionale: «A luglio il governo aveva fatto propria la proposta dell’Alleanza contro la povertà, dichiarando di inserire in agenda il problema della povertà assoluta così da creare uno strumento strutturale di contrasto: l’impegno era di 1,2 miliardi di euro che entro quattro anni sarebbero arrivati a 7 miliardi. Poi con la Legge di stabilità si è ridimensionato tutto, passando a 600 milioni di euro e riducendo il focus ai soli nuclei con minori. Si tratta della ripetizione di un vizio antico: individuare una categoria di beneficiari e non intervenire invece sul problema complessivo con misure universalistiche». Dal momento che il Piano nazionale e le Linee guida sono state approvate, entro giugno le Regioni devono presentare i rispettivi Piani territoriali. Pur con i limiti di risorse finanziarie, «la novità è rappresentata dal reddito di sostenimento condizionato: cioè chi presenta la domanda, certificata dall’INPS per il basso livello ISEE, potrà avere sostegno monetario a patto che si attivi un progetto di reinserimento. Non è ancora il REIS, ma è comunque un primo passo nel tentativo di costruire percorsi di reinserimento nell’ottica di una riforma dei servizi sociali» ha osservato l’assessore.

 

Servono strumenti operativi

Ricordando come l’obiettivo della Regione Piemonte sia quello di «superare la frammentarietà», l’assessore alle Politiche sociali ha quindi sottolineato come con il Patto per il sociale sia stata costituita una «cabina di regia» del Welfare piemontese che raggruppa tutti i soggetti pubblici e privati interessati. Serve poi una riorganizzazione della regione in parti omogenee per il governo delle politiche sociali, per questo l’assessore Ferrari ha annunciato l’intenzione di costituire entro l’anno 38 distretti della salute e della coesione sociale in cui i vari attori debbano necessariamente integrarsi per programmare gli interventi.

 

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