ISTAT: in Italia a rischio povertà oltre un quarto della popolazione

scritto da Redazione il 29 December 2016 in 24 - Non fermare la riforma and Notizie con commenta

Secondo l’ultima rilevazione Istat su Condizioni di vita e reddito, resa nota il 6 dicembre 2016, si stima che il 28,7% delle persone residenti in Italia nel 2015 era a rischio di povertà o esclusione sociale, cioè sulla base della definizione concordata a livello europeo si trovava in almeno una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro.

La quota è stabile rispetto al 2014 (era al 28,3%), con un aumento degli individui a rischio di povertà (dal 19,4% a 19,9%) e un calo di coloro che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (da 12,1% a 11,7%); invariata invece la stima di chi vive in famiglie gravemente deprivate (11,5%).

Il Mezzogiorno è ancora l’area più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale: nel 2015 la stima delle persone coinvolte sale al 46,4%, dal 45,6% dell’anno precedente. La quota è in aumento anche al Centro (da 22,1% a 24%) ma riguarda meno di un quarto delle persone, mentre al Nord si registra un calo dal 17,9% al 17,4%.

Le persone che vivono in famiglie con cinque o più componenti sono quelle più a rischio di povertà o esclusione sociale: passano a 43,7% del 2015 da 40,2% del 2014, ma la quota sale al 48,3% (da 39,4%) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8%) nelle famiglie con tre o più minori.

Nel 2014, escludendo gli affitti figurativi, si stima che il reddito netto medio annuo per famiglia sia stato di 29.472 euro (circa 2.456 euro al mese). Considerando l’inflazione, il reddito medio rimane per la prima volta sostanzialmente stabile in termini reali rispetto al 2013, dopo il calo registrato dal 2009 (complessivamente -12% che diventa -10% se si considera l’aggiustamento per dimensione e composizione familiare, cioè il reddito equivalente).

La metà delle famiglie residenti in Italia percepisce un reddito netto non superiore a 24.190 euro l’anno (circa 2.016 euro al mese), sostanzialmente stabile rispetto al 2013; nel Mezzogiorno scende a 20.000 euro (circa 1.667 euro mensili).

Tra le famiglie che hanno come fonte principale il reddito da lavoro, una su due dispone di non più di 29.406 euro se si tratta di lavoro dipendente e di non più di 28.556 euro nel caso di lavoro autonomo. Per le famiglie che vivono prevalentemente di pensione o trasferimenti pubblici la somma scende a 19.487 euro.

Includendo gli affitti figurativi, si stima che il 20% più ricco delle famiglie percepisca il 37,3% del reddito equivalente totale, il 20% più povero solo il 7,7%.

Dal 2009 al 2014 il reddito in termini reali è sceso di più per le famiglie appartenenti al 20% più povero, ampliando la distanza dalle famiglie più ricche il cui reddito è passato da 4,6 a 4,9 volte quello delle più povere.

 

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