E’ Stato sociale: glossario

scritto da Redazione il 17 March 2012 in 7 - E' stato sociale lo sarà ancora? con commenta

Bene comune: Il bene comune è quella particolare tipologia di bene che si configura come “fine della società civileâ€, ovvero come bene di tutti gli individui che compongono il corpo sociale e che sono soggetti di diritti. Il bene comune, infatti, non è il bene individuale e neanche la somma dei beni individuali: il bene comune presuppone il bene di ogni singola persona e ha per fine il bene di ciascun cittadino del corpo sociale. In altri termini è possibile definire il bene comune come la produttoria dei livelli di benessere (utilità) dei singoli, a differenza del c.d. bene totale, risultante dalla sommatoria degli stessi; in quest’ultimo caso, il bene di qualcuno può essere annullato senza cambiare il risultato finale; viceversa, nel caso del bene comune, essendo il risultato di una produttoria, annullando anche solo uno dei livelli di benessere viene ad annullarsi il risultato finale e, quindi, il benessere della società civile non viene raggiunto.

Capitale sociale: Il capitale sociale è comunemente definito come l’insieme delle reti di relazioni interpersonali e delle norme sociali che favoriscono l’azione collettiva per il perseguimento di fini condivisi (Putnam, 1995).

Contratto sociale: Vincolo che lega i singoli tra loro e alla collettività, il contratto sociale si basa sulle capacità e sulle competenze negoziali del singolo, che concorda con gli altri singoli e con la società obblighi e vantaggi reciproci. In una situazione e in un tempo in cui le capacità negoziali non sono accessibili a tutti si sta facendo strada, nella riflessione sulle prospettive dello Stato sociale, l’ipotesi di fondare il contratto non sulle capacità di ciascuno ma sulla vulnerabilità come cifra della condizione umana, accentuando così la dimensione delle reciprocità che, insieme ai principi dello «scambio degli equivalenti» e della «redistribuzione», è elemento fondativo della società. Esclusione: Processo il cui esito è l’allontanamento di alcuni gruppi o categorie di cittadini dal cuore della società e della vita economica. I processi di esclusione possono causare la non partecipazione ai processi decisionali, il mancato accesso ai servizi essenziali in ambito sociale, sanitario, assistenziale e anche economico-finanziario. Economia solidale: Modello economico che mette al centro del proprio operare le persone, la qualità della vita, le relazioni e l’ambiente. Il sistema su cui si basano queste realtà è quello formato da soggetti che agiscono all’interno di una rete di relazioni sociali per favorire lo sviluppo sociale attraverso la diffusione di legami basati sulla solidarietà.

Impresa sociale: Forma giuridica di attività produttiva che contempla la dimensione imprenditoriale e, insieme, quella sociale. La dimensione imprenditoriale prevede la sussistenza di quattro requisiti: produzione di beni e/o servizi in forma continuativa e professionale; un elevato grado di autonomia sia nella costituzione che nella gestione; assunzione da parte dei fondatori e dei proprietari di un livello significativo di rischio economico; presenza, accanto a volontari o utenti, di un certo numero di lavoratori retribuiti. La dimensione sociale si concretizza, invece, nell’esplicito obiettivo di produrre benefici a favore della comunità nel suo insieme o di gruppi svantaggiati; nella dimensione collettiva dell’iniziativa imprenditoriale, la distinzione di ruoli e funzioni tra coloro che governano l’impresa e coloro che detengono i capitali; l’ampio livello di partecipazione ai processi decisionali, la non divisibilità degli utili se non in misura limitata.

Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE): Indicatore della condizione economica degli individui, utilizzato dalle Pubbliche Amministrazioni per verificare il diritto dei cittadini a ricevere prestazioni sociali legate a una prova dei mezzi L’ISEE è un indicatore che include reddito e patrimonio, ed è la somma dei redditi assoggettabili a IRPEF e di quelli derivanti da attività finanziarie di tutti i componenti il nucleo familiare, mentre la parte patrimoniale tiene conto del patrimonio mobiliare e immobiliare. L’importo viene poi parametrio rispetto al numero dei componenti il nucleo familiare.

Livelli Essenziali di Assistenza Socio-assistenziale (LIVEAS): È l’insieme delle prestazioni che devono essere garantite a tutti i cittadini, sulla base di comuni standard tali per cui tutti abbiano accesso alla cittadinanza sociale e i soggetti più deboli siano tutelati dall’uguaglianza di opportunità. I LIVEAS si basano su alcuni principi: approccio universalistico ai bisogni sociali; carattere partecipato della risposta ai bisogni sociali; presenza di una progettazione che parte dalla comunità locale e da essa viene costantemente monitorata attraverso i piani di zona; flessibilità e versatilità delle risposte; personalizzazione e integrazione socio-sanitaria delle risposte.

Modelli di protezione sociale: A livello europeo sono due i macro-tipi di sistemi di protezione sociale. Uno caratterizzato dall’universalismo delle prestazioni, dal fInanziamento attraverso la tassazione generale e dalla gestione e/o controllo pubblico dei fattori di produzione (modello “Beveridgeâ€, vige in Danimarca, Finlandia, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia). Un altro basato sulle assicurazioni sociali, caratterizzato dall’obbligatorietà della copertura nell’ambito di un sistema di sicurezza sociale, finanziato per lo più da contributi individuali attraverso fondi assicurativi e con gestione dei fattori di produzione pubblica e/o privata (modello “Bismarckâ€, vige in Austria, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi). La tendenza attuale è quella di una convergenza tra i due modelli, dovuta al crescente mix tra pubblico e privato che caratterizza, sebbene con gradualità differenti, tutti i Paesi dell’Unione Europea.

Reddito di cittadinanza: Erogazione di una certa somma monetaria a scadenze regolari e perpetue in grado di garantire una vita dignitosa, indipendentemente dalla prestazione lavorativa effettuata. Si parla di reddito di cittadinanza quando l’erogazione è universale e incondizionata, entrando di fatto nel novero dei diritti umani.

Reddito Minimo: Il Reddito Minimo (RM) o reddito di esistenza, reddito di base o ancora reddito di ultima istanza, è uno strumento di giustizia sociale volto a garantire a tutti il diritto all’esistenza e consiste in un reddito incondizionato versato da una comunità politica a tutti i suoi membri su base individuale. In Italia questo strumento ancora non esiste, anche se già nel 1997 un’apposita Commissione (Commissione Onofri) aveva invitato il governo a istituire un Minimo Vitale per costruire una «una rete di protezione a cui qualsiasi cittadino possa accedere per trovare un sostegno economico e/o l’offerta di opportunità e servizi per uscire dallo stato di bisogno».
L’obiettivo ambizioso era quello di rifondare le basi della cittadinanza sociale, uscendo dalla logica strettamente assistenziale dei contributi. L’orientamento della Commissione fu raccolto dal D.lgs 237/98 che per legge dava il via alla sperimentazione in 39 Comuni italiani del Reddito Minimo d’Inserimento (RMI), sperimentazione che non si tradusse in interventi sul piano nazionale. In sostituzione del RMI venne invece istituito il Reddito di Ultima Istanza (RUI), misura residuale che lo Stato avrebbe cofinanziato di concerto con le Regioni, ma di tali investimenti statali non vi è stata traccia. Il RM è oggi al centro di un ampio dibattito sia a livello nazionale sia a livello europeo.

Sussidiarietà: La sussidiarietà si sposa con la devolution, da un lato, e con la privatizzazione del Welfare, dall’altro, e può essere coniugata con sfumature assai diverse: quella “orizzontale†dovrebbe avere un ruolo complementare e non sostitutivo dell’intervento pubblico, quella “verticale†dovrebbe prevedere almeno un ruolo garante e di programmazione dei livelli superiori, al fine di garantire la reale esigibilità dei diritti di tutti i cittadini. Si definisce poi “circolare†quella forma di sussidiarietà in cui l’iniziativa pubblica riconosce e sostiene forze sociali che svolgono la loro attività in vista di interessi generali e che integrano nel proprio operare autonomo le linee politiche delle istituzioni, influenzandone l’orientamento con i meccanismi della concertazione.

Terzo settore: Con questa espressione, usata spesso come sinonimo di non profit, si indica l’insieme dei soggetti che operano secondo logiche e meccanismi che non appartengono né allo Stato né al mercato. Un insieme che è “terzo†in quanto differente e complementare agli altri due. Le organizzazioni del Terzo settore sono soggetti di natura privata rivolti alla produzione e alla distribuzione di beni e servizi di valenza pubblica o collettiva. La galassia del Terzo settore, che rappresenta il tentativo della società civile di produrre beni relazionali e servizi di interesse sociale, comprende l’associazionismo di promozione sociale, il volontariato, la cooperazione sociale, le fondazioni sociali e le ONG attive in ambito sociale.

Vulnerabilità sociale: Indica l’esposizione di singoli e di nuclei familiari al rischio povertà. Una “zona grigia†in cui si sperimenta, all’interno di un contesto di vita ordinario, una situazione problematica derivante dalla necessità di svolgere compiti sociali cruciali in mancanza di un set adeguato di risorse, capacità e relazioni d’aiuto. Secondo un’altra definizione, si tratta di esposizione a processi di disarticolazione sociale che mette a rischio l’organizzazione della vita quotidiana. Ciò che caratterizza la condizione di vulnerabilità è la possibilità di evolvere positivamente, recuperando le situazioni critiche, o di avviarsi alla carriera di povertà, attraverso meccanismi di “accumulo†di criticità. Il ruolo del Welfare in questa evoluzione è dirimente, così come giocano un ruolo significativo il capitale individuale e le reti sociali dei singoli.

Welfare State: Sistema sociale in cui lo Stato garantisce ai cittadini – attraverso politiche redistributive della ricchezza, servizi e politiche attive – un livello minimo indispensabile di vita individuale e sociale. Tradizionalmente basato sull’universalismo delle prestazioni e sulla fiscalità generale, oggi il Welfare si sta ridisegnando a seguito di grandi mutamenti che hanno messo in crisi lo stesso meccanismo di negoziazione sociale di cui il Welfare rappresentava il prodotto.
Il paradigma neoliberista, prima, e le conseguenze della crisi finanziaria e sociale, poi, hanno ri-orientato il Welfare State verso forme miste Stato-mercato-società (Welfare mix), verso veri e propri sistemi di mercato (Welfare market) o verso sistemi che valorizzano la cooperazione sociale, l’autorganizzazione, il non profit e il mercato, con gradi variabili di ruolo del pubblico (Welfare community).

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