Quale accoglienza: il punto

scritto da Redazione il 11 April 2015 in 15 - Quale accoglienza and Approfondimenti con commenta

L’arrivo di migranti sulle coste italiane, soprattutto siciliane, che rappresentano la frontiera meridionale dell’Unione Europea, non è un fenomeno recente, ma nell’ultimo anno ha fatto registrare un evidente e sensibile incremento. Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, infatti, nel corso del 2014 sono giunti via mare in Italia oltre 170.000 migranti, cioè circa il quadruplo del flusso registrato nel 2013 (42.925 unità) e quasi il triplo del 2011 (62.692), anno della cosiddetta “emergenza Nord Africaâ€. Una tendenza che prosegue nel 2015, con i 3.459 migranti sbarcati in gennaio e i 4.423 di febbraio, per un totale nel bimestre di 7.882 cittadini stranieri, molti di più rispetto allo stesso bimestre del 2014 (5.506): su queste basi, una proiezione del ministero ipotizza addirittura 400.000 arrivi nel 2015.

L’aumento dei flussi a fronte di modalità di migrazione inalterati, cioè prevalentemente canali illegali con alti tassi di pericolosità controllati da organizzazioni criminali e trafficanti, ha inevitabilmente aumentato il numero di vittime: l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati (UNHCR) stima circa 3.500 morti e dispersi nel Mediterraneo nel 2014 e già 470 nei primi due mesi e mezzo del 2015 (rispetto ai 15 nello stesso periodo del 2014), il che significa oltre 5 morti ogni 100 migranti arrivati. È evidente che una situazione di questo tipo va affrontata urgentemente e in modo serio, prendendo decisioni a livello nazionale ma soprattutto europeo su alcune questioni prioritarie: come conciliare il controllo delle frontiere con il salvataggio di vite umane; come organizzare e condividere, tra regioni e tra Paesi, un’accoglienza dignitosa; come contrastare i pericolosi canali illegali delle migrazioni, anche reintroducendo possibilità di ingresso legale nei Paesi europei; come intervenire efficacemente sulle cause delle migrazioni. Tutto ciò è doveroso, ancor più se si considera che i flussi crescenti di migranti sono costituiti sempre più da persone in fuga da conflitti e persecuzioni che avrebbero diritto alla protezione internazionale, come dimostra anche l’aumento rilevante di richieste d’asilo nel 2014 all’UE complessivamente (+44% rispetto al 2013) e all’Italia in particolare (+143%, l’incremento più elevato registrato nell’UE).

PDV 15 Tabella 01Sistema di protezione e accoglienza in Italia

E proprio al tema della protezione internazionale hanno lavorato insieme per la prima volta Caritas Italiana, ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), Cittalia (Fondazione ANCI Ricerche), Fondazione Migrantes e Servizio Centrale dello SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), in collaborazione con l’UNHCR, pubblicando un Rapporto congiunto nel novembre 2014. L’accoglienza, la tutela e l’integrazione delle persone che giungono in Italia in cerca di protezione, osservano gli autori del Rapporto, possono essere garantite solo attraverso la capacità dei territori di favorire processi di autonomia e inserimento sociale: «In tal senso il ruolo degli enti locali e delle reti del terzo settore diventa fondamentale e strategico nella misura in cui sono chiamati ad attivare processi sinergici volti all’effettività dell’accoglienza e della tutela». Una direzione intrapresa negli ultimi anni con un confronto serrato tra istituzioni e terzo settore per ripensare le “modalità di accoglienzaâ€, favorendo la nascita di reti territoriali in cui il mondo dell’associazionismo continua a svolgere un ruolo decisivo. È così stato istituito e sviluppato un Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), che nel triennio 2014-2016 finanzia 456 progetti per un totale di 13.020 posti di accoglienza a cui si sommano 6.490 posti aggiuntivi attivati. Nel giro di un anno si è passati da 3.000 a oltre 20.000 posti complessivi: dato che rende evidente la scelta del governo di fare dello SPRAR il perno dell’accoglienza integrata in Italia, che attualmente coinvolge 375 comuni, 30 province e 10 unioni di comuni. Oltre alla rete SPRAR, l’apparato italiano dell’accoglienza migranti prevede poi una serie di altre strutture temporanee e di Centri specifici per un totale di 67.128 persone in accoglienza a fine febbraio 2015, delle quali 37.028 nelle strutture temporanee, 20.596 nelle strutture attivate dal sistema SPRAR e 9.504 nei vari Centri. Gli immigrati accolti sono distribuiti per oltre un quinto (21%) in Sicilia, seguita da Lazio (13%), Puglia (9%) e Lombardia (9%).

 Lavorare per l’autonomia delle persone

Tra le varie raccomandazioni, il Rapporto richiama la necessità di dar vita ad un sistema unico di accoglienza in Italia per superare la dicotomia tra prima e seconda accoglienza, in cui riescano ad entrare i minori stranieri non accompagnati e nel quale iniziare a prevedere anche politiche e programmi specifici volti a facilitare l’inserimento socio-economico-abitativo dei titolari di protezione internazionale. Nella ricomposizione di un sistema unico, sostengono gli autori del Rapporto, «è necessario che medesime linee guida e identici standard disciplinino comunemente tutte le misure di accoglienza adottate, dal primo approdo dei migranti forzati in Italia, fino all’avvio dei loro percorsi di inclusione sui territori, con il comune obiettivo di favorire la riconquista dell’autonomia personale e l’emancipazione dal bisogno stesso di accoglienza». Si raccomandano anche modalità comuni di monitoraggio e di valutazione degli interventi in tutti i contesti di accoglienza, che consentano di verificare l’efficienza e l’efficacia dell’accoglienza, in termini qualitativi nonché di ottimizzazione delle risorse economiche.

Dal momento poi che l’accoglienza è per sua natura temporanea ed «è scorretto» pensare che possa risolvere ogni esigenza e bisogno delle persone, perché «nessun sistema di accoglienza potrà mai essere da solo sufficiente alla riuscita dei percorsi di inclusione sociale», gli autori del Rapporto raccomandano durante il periodo di accoglienza interventi per l’acquisizione di strumenti che consentano alle persone accolte di agire autonomamente una volta uscite dai programmi di assistenza. Vanno quindi previste a livello regionale e nazionale politiche, strategie e programmi per facilitare l’inserimento sociale ed economico di richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria.

Tipologie di centri per l’immigrazione  | False informazioni sui costi dell’accoglienza | Il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR)

Servizio Centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati

 

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