Un’alleanza contro la povertà in Italia

scritto da Redazione il 23 January 2014 in 11 - Miraggio reddito minimo and Proposte con commenta

Nell’Italia di oggi non mancano i motivi per occuparsi della povertà. L’8% delle persone residenti nel nostro Paese, infatti, vive in povertà assoluta mentre nel 2005 erano il 4,1%: sono raddoppiati in sette anni. Attenzione, non si parla di impoverimento, questa è povertà assoluta. Non ci si riferisce, infatti, al fenomeno d’impoverimento che tocca una parte ben più ampia della popolazione. Si tratta, piuttosto, di chi non raggiunge “uno standard di vita minimamente accettabile”. Inoltre, anche dopo la fine della crisi l’Italia resterà più povera di prima. La ripresa potrà ridurre l’attuale percentuale di povertà assoluta ma non di molto, dato che la sua maggiore presenza è un fenomeno strutturale, così come il suo nuovo profilo.

Cosa possono fare, oggi, le persone in povertà assoluta? Chiedere aiuto ai Comuni oppure alle tante realtà non profit impegnate nel territorio, a conoscenti o ad altri. I grandi numeri della povertà di oggi fanno sì però che, nella maggior parte dei casi, chi sperimenta questa condizione se la debba cavare da solo. A fronte di questa situazione un intervento da parte del governo si rende necessario, partendo dalla considerazione che lo strumento della Social Card è insufficiente nel contrastare i disagi derivanti dalla condizione di povertà assoluta».

Con queste motivazioni è nata nel novembre scorso l’Alleanza contro la Povertà in Italia, un insieme di soggetti sociali che hanno deciso di unirsi per contribuire alla costruzione di adeguate politiche pubbliche contro la povertà assoluta nel nostro Paese. È la prima volta che in Italia un numero così ampio di soggetti sociali dà vita ad un sodalizio per promuovere adeguate politiche contro la povertà. La sua nascita, spiegano i promotori dell’iniziativa, «costituisce un segno tanto dell’urgenza di rispondere al diffondersi di questo grave fenomeno quanto dell’accresciuta consapevolezza, in tutti i proponenti, che solo unendo le forze si può provare a cambiare qualcosa». Le attività dell’Alleanza contro la Povertà mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovere un dibattito basato sull’evidenza empirica in merito agli interventi esistenti e quelli proposti, confrontarsi con le forze politiche facendo pressione affinché compiano scelte favorevoli alla lotta contro la povertà, nonché elaborare una propria dettagliata proposta di riforma ampiamente condivisa da tutti i membri dell’Alleanza stessa, tenendo conto delle varie proposte già elaborate finora in materia (Sia, Reis, RdA e altre avanzate da alcune forze politiche).

La strategia contro la povertà in Italia

Secondo l’Alleanza, le conoscenze e le esperienze maturare permetterebbero di fare del 2014 il primo anno di un Piano nazionale contro la povertà, da declinarsi inalcuni punti principali.

1) Far partire il Piano nazionale contro la Povertà: l’Alleanza chiede al governo italiano di avviare nel 2014 un Piano di durata pluriennale contro la povertà, che dovrebbe contenere indicazioni concrete sull’introduzione graduale di una misura nazionale rivolta a tutte le persone in povertà assoluta in Italia. Pertanto, osserva l’Alleanza, «sarebbe necessario impegnare da subito risorse adeguate a far partire il Piano nazionale e non limitarsi al modesto finanziamento attualmente previsto dalla Legge di Stabilità».

2) Gradualismo in un orizzonte definito: ogni annualità vedrà il numero degli utenti aumentare rispetto alla precedente e l’ultimo anno corrisponderà al primo della misura a regime, a partire dal quale tutte le famiglie in povertà assoluta riceveranno la misura. Senza una prospettiva pluriennale, infatti, risulterebbe poco realistico immaginare la costruzione di un sistema locale di servizi adeguato alla lotta contro l’esclusione sociale.Gli enti locali, il Terzo settore e le organizzazioni sociali impegnati nel territorio potranno realizzarlo solo se riceveranno un’adeguata stima economica e previsionale almeno biennale.

3) Prima i più deboli: l’ordine di entrata nella misura è definito in base alla condizione economica: si comincia da coloro che versano in condizioni economiche più critiche e progressivamente si copre anche chi sta “un po’ meno peggio” sino a rivolgersi a tutti i nuclei in povertà assoluta.

4) Cominciare subito con i servizi: sin dall’inizio, la misura dovrebbe costituire il diritto ad una prestazione monetaria accompagnato dall’erogazione dei servizi necessari ad acquisire nuove competenze e/o organizzare diversamente la propria (Servizi per l’impiego, contro il disagio psicologico e/o sociale per esigenze di cura e altro).

5) Assicurare continuità: le prestazioni nazionali sperimentali o una tantum già esistenti contro la povertà assoluta confluiranno progressivamente nella misura. Ciò riguarda, innanzitutto, la sperimentazione della Nuova Social Card (12 grandi comuni), della Carta per l’Inclusione Sociale (8 regioni sud) e della Carta Acquisti tradizionale (introdotta nel 2008). Al principio di “dare prima a chi sta peggio” si affiancherà quello di garantire la continuità. Pertanto, le persone in povertà assoluta che smetteranno di ricevere le prestazioni menzionate (a causa della loro cessazione) verranno traghettate nella nuova misura senza interruzioni del sostegno pubblico.

6) No a guerre tra poveri: l’investimento sulla lotta alla povertà assoluta non può considerarsi in alcun modo sostitutivo del necessario rifinanziamento del Fondo nazionale politiche sociali e del Fondo Non Autosufficienza. Allo stesso modo, le risorse necessarie per finanziare la misura contro la povertà assoluta non dovranno essere recuperate togliendole ad altre fasce deboli o a rischio di fragilità della popolazione.

7) Finanziamento assicurato dallo Stato: a regime la misura dovrà costituire un livello essenziale delle prestazioni sociali e, dunque, interamente finanziato dallo Stato. Eventuali finanziamenti con Fondi europei o altro – una volta verificatene la legittimità – potrebbero essere utilizzati parzialmente durante la transizione, ma solo in presenza di un chiaro impegno dello Stato per la situazione a regime. Il possibile contributo finanziari di donatori privati svolgerà un ruolo di rilievo, con funzione complementare rispetto al necessario finanziamento statale del livello essenziale. Evidenziare la necessità del finanziamento statale non significa assolutamente svilire tutto quello che è già stato realizzato nel territorio contro la povertà che, al contrario, dovrà essere valorizzato e confluire nella riforma. Da una parte, le risorse attualmente impiegate nella lotta alla povertà a livello regionale e territoriale dovranno rimanere comunque destinate alla spesa sociale per le famiglie in condizione disagiata. Allo stesso modo, tutto il patrimonio di esperienze maturate a livello territoriale, da parte di Enti Locali, Terzo settore e Organizzazioni sociali, dovrà essere valorizzato nella costruzione della riforma e confluire in essa.

8) Valorizzare la partecipazione sociale: l’efficacia della nuova proposta di riforma è commisurata al pieno coinvolgimento delle Organizzazioni sociali e del Terzo settore con le Istituzioni interessate, sia nella programmazione che nella progettazione e gestione degli interventi.

Chi aderisce all’alleanza 

La partecipazione all’Alleanza è aperta a tutti i soggetti sociali interessati alla lotta contro la povertà assoluta in Italia perché, sostengono i promotori, «l’ampiezza della sfida è tale da rendere necessaria la massima condivisione delle esperienze, delle competenze e della creatività di ognuno».

Ad oggi aderiscono all’Alleanza: Acli (coordinamento politico-organizzativo), Action Aid, Anci, Azione Cattolica  Italiana, Caritas Italiana, Cgil-Cisl-Uil, Cnca, Comunità di S. Egidio, Confcooperative, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli Consiglio Nazionale Italiano – ONLUS, Fio-PSD, Fondazione Banco Alimentare ONLUS, Forum Nazionale del Terzo Settore, Lega delle Autonomie, Movimento dei Focolari, Save the Children, Jesuit Social Network.

 

Per saperne di più, visita il sito dell’Acli

 

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