Scarp Torino a Casa Manrgovia

scritto da Redazione il 1 June 2013 in 10 - Cerchiamo dimore and Buone pratiche and Esperienze e territorio con commenta

Tra le varie attività sociali svolte presso Casa Mangrovia, il centro multifunzionale della Caritas diocesana di Torino, dall’inizio del 2013 c’è anche il progetto torinese di “Scarp de’ tenis” (vedi le due pagine precedenti). Presente da una decina di anni a Torino e fino alla fine dello scorso anno gestito dall’associazione Opprtunanda in collaborazione con Caritas Torino, il progetto è stato ora preso in carico direttamente da Caritas nell’ambito delle varie azioni messe in atto al servizio delle persone in difficoltà e per contrastare le (vecchie e nuove) povertà metropolitane.

Anche a Torino “Scarp”, non è solo un giornale ma un progetto sociale che persegue una duplice finalità: dare possibilità e strumenti di reinserimento lavorativo e sociale a persone in difficoltà; sensibilizzare le comunità dei vari quartieri cittadini e delle varie parrocchie alla solidarietà con persone socialmente escluse o in estrema difficoltà, sensibilizzazione che avviene sia attraverso la conoscenza diretta delle persone che vendono la rivista sia attraverso i contenuti stessi della rivista, di carattere sociale e con particolare attenzione alla questione “senza dimora”. A tale proposito va precisato che l’assenza di “dimora” non attiene solo al problema abitativo, ma può invece riguardare anche il contesto personale più ampio che comprende gli ambiti lavorativo, socio-sanitario, relazionale.
Così, l’attività di “Scarp Torino” a Casa Mangrovia è piuttosto articolata: si riunisce la redazione, che cura le due pagine “torinesi” della rivista e propone contenuti per le pagine nazionali; arrivano i venditori, a prelevare le copie da vendere e a consegnare quelle avanzate; c’è un’attività amministrativa per la gestione delle vendite e della loro rendicontazione; una volta al mese arriva il corriere a consegnare i pacchi di riviste che giungono dalla redazione centrale milanese; passano volontari e operatori sociali per prendere accordi con i coordinatori del progetto sull’accompagnamento dei venditori; si svolgono costantemente riunioni di coordinamento per gestire la parte organizzativa, attivare strategie di diffusione, monitorare le situazioni e le necessità delle persone che partecipano al progetto.

Il passaggio alla nuova gestione Caritas del progetto ha naturalmente comportato una prima fase di riorganizzazione, ma in pochi mesi si registrano già buoni risultati per “Scarp Torino”. Mentre la redazione continua a far luce sull’attualità sociale cittadina, il gruppo di lavoro si è concentrato sulla diffusione e sul lavoro di rete (oltre a Caritas, Ufficio Pio e Compagnia di San Paolo, Comune di Torino, fio.PSD e altre organizzazioni e associazioni locali, il Centro diurno “La Sosta”) per offrire nuove possibilità alle persone che partecipano al progetto. Così sono in costante aumento i luoghi di vendita (ad oggi 18 chiese e una “casa del quartiere”) per i 6 venditori che in aprile hanno superato le 500 copie vendute; si sono intensificati i rapporti con i volontari e i parroci che collaborano al progetto; sono in corso numerosi contatti per l’estensione del progetto e dei punti vendita; sono state attivare due borse lavoro a persone che lavorano in “Scarp Torino” e una terza è stata assunta a tempo indeterminato.

«La parte più interessante e gratificante del progetto è quella relazionale, cioè constatare l’entusiasmo e la soddisfazione espressa sia dai venditori sia dai volontari delle parrocchie o degli altri luoghi di vendita quando vengono in contatto, si conoscono e collaborano attivamente alla realizzazione del progetto» spiegano gli operatori di “Scarp Torino”, sottolineando l’importanza di non perdere mai di vista concretamente la centralità delle persone per le quali il progetto è realizzato.

«Anche per questo è fondamentale organizzare ed estendere le situazioni di vendita, che devono però essere “protette”, cioè concordate con i soggetti che ospitano il venditore i quali condividono il progetto e lo presentano ai potenziali acquirenti: una persona può essere incentivata a provare il lavoro di venditore solo se ha a disposizione un certo numero di situazioni di vendita verso persone che sanno chi è e cosa sta facendo e quindi possono acquistare il giornale perché conoscono e condividono il progetto “Scarp”» osservano i responsabili del progetto torinese, aggiungendo che, certo, l’obiettivo principale del progetto non è la mera vendita del giornale, ma senza questa il progetto stesso rischia di svanire e con esso la pur minima ma importante possibilità di entrata economica per le persone che vendono la rivista. «Per questo ci rivolgiamo alle comunità parrocchiali, ai volontari, alle varie realtà associative torinesi affinché contribuiscano allo sviluppo del progetto “Scarp” accogliendolo tra le loro attività e iniziative e ospitandone le vendite, “dando dimora” a persone troppo spesso “invisibili”, “senza voce” ed “escluse” per partecipare attivamente alla vita sociale dei quartieri cittadini».

 

 

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