Ricostruire il Welfare: il punto

scritto da Redazione il 30 September 2015 in 18 - Ricostruire il Welfare and Approfondimenti con commenta

Cover costruire il WelfareL’Italia che inizia a riemergere dalla crisi, seppur lentamente e in modo non omogeneo, è più povera rispetto a sette anni fa e con più famiglie povere. Se infatti nel 2014 la percentuale di persone in povertà assoluta si è stabilizzata rispetto all’anno precedente, confrontata con il 2007 (ultimo anno prima dell’inizio della crisi) tale percentuale risulta più che raddoppiata, salita dal 3,1% al 6,8%. Oltre ad essere aumentati, i poveri rappresentano anche la parte della società che ha visto le proprie condizioni deteriorarsi maggiormente: durante la crisi, il 10% della popolazione meno abbiente ha sperimento una contrazione percentuale del proprio reddito (meno 27%) assai superiore a quella vissuta dal restante 90%. Inoltre, la povertà ora colpisce trasversalmente i gruppi sociali: non più solo famiglie numerose che vivono al Sud e con componenti disoccupati, ma anche famiglie con uno e due figli, che vivono al Centro-Nord e in cui sono presenti membri occupati. La debolezza strutturale della società italiana, la fragilità del mercato del lavoro e l’inadeguatezza del sistema di Welfare rendono difficile immaginare un ritorno ai livelli di povertà pre-crisi. «Questa “normalità” della povertà, nell’Italia di oggi e di domani, rappresenta il punto dal quale partire per discutere le politiche di contrasto. Un fenomeno non privo di soluzioni ma che non si risolverà da sé, come conseguenza della ripresa economica. Si tratta, invece, di un problema sociale realisticamente affrontabile con adeguate politiche pubbliche» si legge nel Rapporto 2015 su Le politiche contro la povertà in Italia, in cui per il secondo anno consecutivo Caritas Italiana svolge un bilancio delle situazione attuale e si interroga sulle prospettive della lotta all’indigenza nell’Italia del post-crisi.

 

Anomalia del Welfare italiano

Com’è noto, Italia e Grecia sono gli unici due tra i 15 “vecchi” Stati membri dell’Unione Europea privi di una misura nazionale mirata a sostenere l’intera popolazione in povertà assoluta. L’unica misura stabile introdotta negli ultimi anni è stata la Social Card, attiva dal 2008, che non ha però inciso data l’esiguità sia degli importi che del numero di poveri raggiunti. L’attuale sistema di interventi pubblici risulta inadeguato per volume di risorse economiche dedicate e frantumato in una miriade di prestazioni non coordinate, suddivise tra una varietà di categorie e con caratteristiche diverse. La gran parte dei finanziamenti pubblici disponibili è dedicata a prestazioni monetarie nazionali mentre i servizi alla persona, di titolarità dei Comuni che coinvolgono anche il terzo settore, sono sottofinanziati.

La distribuzione della spesa pubblica, poi, è decisamente sfavorevole ai poveri: l’Italia ha una percentuale di stanziamenti dedicati alla lotta alla povertà inferiore alla media dei Paesi dell’area euro (0,1% rispetto allo 0,5% del Pil); inoltre, al 10% della popolazione con minore reddito è destinato il 3% della spesa sociale complessiva e il 7% della spesa per protezione sociale non pensionistica.

Sulla base di queste constatazioni, Caritas Italiana sottolinea che durante la crisi non sono state introdotte «novità degne di nota» e che, anzi, le già ridotte risposte esistenti sono state ulteriormente indebolite dalle politiche di austerità rivolte ai Comuni, i quali hanno dovuto «contrarre la loro già scarsa spesa sociale». Dunque, osserva Caritas, «oggi ci troviamo di fronte a una povertà diffusa e a un Welfare pubblico ancora del tutto inadeguato».

 

Interventi realizzati e annunciati

Il governo Renzi ha finora introdotto alcuni interventi per supportare il reddito delle famiglie che, in varia misura, riguardano anche i nuclei in povertà: il bonus di 80 euro per i lavoratori dipendenti, il bonus bebè per famiglie con figli entro i tre anni, il bonus per le famiglie numerose e l’Asdi (assegno di disoccupazione). «Ai poveri viene fornito qualche sollievo, che si traduce in un complessivo incremento medio di reddito pari al 5,7%. Si tratta, però, di un avanzamento marginale e non privo di controindicazioni. Pertanto, la valutazione d’insieme non può che essere la seguente: in materia di sostegno al reddito l’attuale Esecutivo, ad oggi, non si è discostato in misura sostanziale dai suoi predecessori e ha confermato la tradizionale disattenzione della politica italiana nei confronti delle fasce più deboli di popolazione» osserva il Rapporto Caritas, ricordando che «l’aumento medio del reddito del nucleo previsto in una misura di reddito minimo come il Reddito d’Inclusione Sociale (Reis), capace di portare le condizioni di tutte le famiglie al livello della soglia di povertà assoluta, è dell’86%».

Sul fronte della politica sociale, poi, l’unica azione da segnalare è il leggero aumento dei fondi nazionali deciso con la legge di stabilità 2015: lo stanziamento complessivo per i tre fondi principali – Fondo Nazionale Politiche Sociali, Fondo Non Autosufficienze e Fondo Nidi – è salito a 800 milioni rispetto ai 667 del 2014, ma ancora lontano dai 1070 milioni del 2008, «cifra che già allora tutti gli esperti giudicarono inadeguata».

 

Dopo la crisi, costruire il Welfare

Secondo l’analisi di Caritas, la crescita d’interesse da parte della politica, i passi in avanti compiuti nel confronto tecnico sulle azioni da realizzare e il rafforzamento del ruolo di advocacy dei soggetti impegnati nel sociale, grazie all’Alleanza contro la povertà, pongono le condizioni perché venga introdotta una misura nazionale di contrasto della povertà. «Ci si chiede ora se – a partire da queste circostanze – si giungerà all’auspicata costruzione di quel sistema di Welfare a titolarità pubblica contro la povertà sinora assente nel nostro Paese» sostengono gli autori del Rapporto che spiegano così il motivo del titolo, Dopo la crisi, costruire il Welfare: «Gran parte delle posizioni espresse nell’attuale dibattito sul Welfare condividono il medesimo punto di partenza: il tema è come intervenire su politiche pubbliche già presenti. Contro la povertà, invece, vi sono significativi interventi a livello locale, mentre a livello nazionale un sistema di politiche pubbliche di Welfare non è mai nato. Pertanto, qui il punto non è difendere/ripensare/indietreggiare rispetto a qualcosa che – pur perfettibile – c’è già. Occorre invece decidere se si vuole o meno dar vita ad un sistema fondato su una misura rivolta a chiunque sia in povertà assoluta, un livello essenziale costituito da un mix tra diritti nazionali e risposte disegnate dalla rete dei servizi locali e dotato di finanziamenti adeguati. Un sistema, in altre parole, come quello previsto dal Reddito d’Inclusione Sociale (Reis), proposto dall’Alleanza contro la povertà in Italia e del quale Caritas Italiana auspica l’introduzione».

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